Tendine d’Achille: la ricetta per guarire da una tendinopatia [FISIOTERAPIA E RIABILITAZIONE]
Contro le tendinopatie che colpiscono il tendine d’Achille – ovvero quel tendine, per intenderci, che unisce i muscoli del polpaccio al calcagno – ci vuole molta pazienza: per arrivare a guarigione completa sono infatti necessarie molte settimane, talora mesi (anche 6-9 mesi complessivamente). Ma qual è la ricetta per curare le tendinopatie che interessano il tendine d’Achille? A parlarne è la dr.ssa M. Cristina d’Agostino, specialista ortopedico e responsabile del Centro Terapia Onde d’Urto dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano): “Indossare calzature idonee e comode per limitare l’insorgenza del dolore; tenere sotto controllo il peso corporeo e, se necessario, dimagrire; sottoporsi alle sessioni di fisioterapia e agli altri trattamenti consigliati dal medico; infine portare tanta pazienza. E’ questa la speciale ‘ricetta’ per curare le tendinopatie che colpiscono il tendine d’Achille“.
Diversi sono i problemi a cui può andare incontro il tendine di Achille, che è il tendine più robusto del nostro corpo e che, in quanto tale, è continuamente sottoposto a importanti sollecitazioni biomeccaniche, soprattutto durante attività di impatto come corsa e salti: “Il tendine d’Achille può ammalarsi lungo il suo decorso, oppure in sede di inserzione sul calcagno. In questo ultimo caso si parla di ‘tendinopatia inserzionale’”.
In alcuni casi in cui il tendine è molto degenerato si può anche verificare una lesione dello stesso; spesso avviene in corso di attività sportiva, soprattutto con bruschi cambi di direzione o su terreni accidentati. Le lesioni del tendine d’Achille possono essere parziali o totali. “In presenza di lesione completa la terapia è di tipo chirurgico, e consiste, di fatto, nel suturare le due estremità del tendine interrotto”, spiega la dr.ssa d’Agostino. “Oggigiorno, laddove ve ne sia indicazione, è possibile intervenire anche con tecniche chirurgiche cosiddette mini-invasive, che consentono un più rapido recupero del paziente dal punto di vista post-operatorio e riabilitativo, con il minor rischio di complicanze. Se, invece, la lesione è minima o parziale, oppure vi sia una degenerazione del tendine d’Achille senza franca interruzione delle fibre che lo compongono, il trattamento è di tipo conservativo, ovvero non chirurgico. In caso di tendinopatia, cioè di tendine degenerato ma “integro” nel suo complesso, in fase acuta è fondamentale prima di tutto che il paziente applichi ghiaccio sulla parte dolorante, osservi un periodo di riposo dall’attività sportiva e assuma, eventualmente, e comunque sotto controllo medico, farmaci antidolorifici per qualche giorno. Appena possibile, poi, superata la fase acuta, è necessario che ci si sottoponga ad una terapia più specifica per il tendine d’Achille, mirata al ripristino delle caratteristiche e della funzionalità del tendine stesso”.