Sospetto caso di malasanità all’ospedale di Locri Non funzionano gli ascensori, paziente muore nel pomeriggio
Possibile episodio di mala sanità, questo pomeriggio, all’ospedale di Locrì dove un paziente è morto.
A dare la notizia è stato il sindaco di Locri Giovanni Calabrese che stamani sul suo profilo facebook aveva scritto: «Vergogna. Una persona sta morendo in cardiologia e non può essere trasportata in rianimazione perché gli ascensori dell’ospedale non funzionano. In ospedale i Carabinieri e si attende l’intervento dei Vigili dei Fuoco». Poi in serata, in un nuovo post, Calabrese ha scritto che «il cittadino che questa mattina non si è potuto tempestivamente trasferire nel reparto di rianimazione, a causa degli ascensori non funzionanti, è, purtroppo, deceduto alle ore 14,45. Ora ci sentiremo dire che probabilmente sarebbe morto ugualmente. Non ci sono parole. Solo tristezza, rabbia e indignazione».
In sostanza, secondo quanto si è appreso, erano due, entrambi novantenni, i pazienti che stamani, verso le 10.30, dovevano essere trasferiti dal reparto in cui si trovavano, uno per la rianimazione ed uno per la dialisi. A causa del guasto all’ascensore, sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco ed i carabinieri che hanno cercato un tecnico. Una volta riparato l’ascensore, verso le 12.20, i due pazienti sono stati trasferiti ed uno è morto poche ore dopo. Allo stato non risulta che siano state presentate denunce né che sia stata avviata un’indagine.
Resta comunque il dato di una morte seguente ad un episodio di malfunzionamente delle infrastrutture ospedaliere il che lascia presumere nei prossimi giorni la probabile apertura di una indagine.
Sulla vicenda è intervenuto anche Marco Siclari, capogruppo di Forza Italia in commissione Salute al Senato, che ha annunciato una interpellanza al Ministro della Salute. «Inutile dire era prevedibile – afferma in una nota -. Presenterò interpellanza urgente al ministro affinché faccia luce sull’accaduto. Questo è il risultato del commissariamento della nostra regione. Ho chiesto al Ministro di mettere la parola fine al commissariamento che dura da 12 anni e che ha provocato un aumento del numero di cittadini che si curano fuori pari al triplo della media nazionale, un peggioramento dell’assistenza, una riduzione drastica dei posti letto, uno scarso numero di medici che lavorano nelle strutture. Sono stati chiusi ospedali con la promessa di aprirne nuovi, ma non ci sono né i vecchi né i nuovi, non ci sono i fondi per riparare i guasti come gli ascensori o macchinari nei diversi ospedali, i privati non vengono pagati da più di un anno, lo Stato spende 340 milioni di euro per curare i calabresi fuori regione ma non ha soldi da spendere in Calabria per migliorare la sanità. Cosa altro serve per capire che non occorre un nuovo commissario, ma serve chiudere il commissariamento e mandare i fondi in Calabria per investirli in strutture sanitarie come accade nelle altre regioni? La Regione ha le sue enormi responsabilità ma i commissari li manda il Governo, se hanno fallito significa che è proprio lo strumento del commissariamento a non funzionare». (Il Quotidiano del Sud)