RIABILITAZIONE NEL PIEDE PIATTO

In stazione eretta il piede normale non poggia completamente a terra. Il bordo interno del piede infatti, forma una specie di arco sollevato dal suolo e di altezza variabile da persona a persona.
Se quest’arco è poco pronunciato o del tutto assente, il piede si definisce “piatto”. Alla nascita il piede è piatto, perché gli archi si sviluppano nei primi anni di vita, sotto la spinta del movimento e della crescita. Se questo non avviene, si parla di “piede piatto congenito”. Negli adulti che avevano un piede normale ma che si è progressivamente appiattito, si parla di “piede piatto acquisito” o di “cedimento della volta plantare”.
Il piede piatto tende a ruotare verso l’interno ( pronazione ) ed il calcagno si inclina di conseguenza. In alcuni casi il paziente riferisce dolore al piede ed, a volte, anche alle gambe, alle ginocchia o alla schiena, perché l’alterazione dell’appoggio porta a posture scorrette. Si associano spesso un valgismo delle ginocchia, alluce valgo , tendiniti, fasciti plantari ed anche fratture da stress.
Il programma riabilitativo prevede:
• potenziare l’azione dei muscoli supinatori
• potenziare l’azione propulsiva del flessore dorsale dell’ alluce e del piede
La riabilitazione del piede piatto si integra al trattamento ortesico (plantare) o all’intervento
chirurgico eseguito.
Per il Piede piatto in epoca di accrescimento, la riabilitazione è:
– associata al trattamento ortesico (4-8 anni) con finalità correttiva
– associata al trattamento chirurgico (8-12 anni) per favorire un recupero completo
Per un bambino, il miglior trattamento riabilitativo consiste nel camminare, correre, saltare con un
piede funzionalmente riequilibrato dall’ortesi.
Per il Piede piatto dell’adulto, la riabilitazione è:
– associata al trattamento ortesico con finalità di compenso alla pronazione cronica
(trattamento prolungato nel tempo)
– associata al trattamento chirurgico per favorire un recupero completo