Riabilitazione e progetti di ricerca, Inail
Ridurre l’intervallo tra la ricerca e la costruzione di prototipi e la realizazione industriale. È l’obiettivo dei progetti di ricerca approvati da Inail nel 2013 in ambito protesico e riabilitativo portati avanti dal Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio (Bologna) e dal Centro di riabilitazione motoria Inail di Volterra (Pisa) in rete con Istituto italiano di tecnologia, Campus biomedico di Roma, Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, Azienda Usl di Bologna e della Romagna. Progetti che si concluderanno entro l’anno o la prima metà del 2017. I risultati raggiunti fino a oggi sono stati illustrati nel convegno “Innovazione e nuove tecnologie in ambito protesico e riabilitativo per il reinserimento sociale della persona con disabilità: stato dell’arte e sviluppi futuri” che si è tenuto a Bologna all’interno di Exposanità, la manifestazione internazionale su salute e assistenza. “Questa rete non mette semplicemente insieme, affiancandole, competenze diverse ma è un modo innovativo di fare ricerca perché l’obiettivo è ridurre l’intervallo tra la ricerca e la realizzazione industriale – ha detto Massimo De Felice, presidente Inail – Al centro della ricerca c’è la persona, l’infortunato che usa le protesi e le ortesi e, attraverso la sperimentazione, è attore primario dell’attività”. La conclusione di questo percorso è la produzione industriale: “Inail ha chiesto al ministero l’autorizzazione per poter partecipare a imprese produttive, startup per realizzare in via diretta la strumentazione, ovvio che eventuali utili saranno reinvestiti per le stesse finalità sociali – ha aggiunto De Felice – La nostra idea è che nell’economia sociale la partecipazione di istituti come Inail possa dare vantaggi e spinte all’innovazione e a una crescita non usuale”. Come ha affermato Carlo Biasco, direttore centrale assistenza protesica e riabilitazione Inail, “tutto nasce dalla peculiarità di Budrio, un’eccellenza a livello mondiale, dove gli assistiti sono presi in carico da equipe multidisciplinari che creano per loro percorsi personalizzati. Al centro c’è l’infortunato ed è naturale capire cosa fare per dargli ciò di cui ha bisogno, in termini di ausili o riabilitazione, se al momento non è disponibile, per rientrare al lavoro e alla vita sociale, familiare, di relazione”.
Sviluppo di strumenti per la valutazione funzionale e la riabilitazione nelle patologie della spalla. Il progetto studia lo sviluppo di metodi di valutazione innovativi per le patologie della spalla ed è portato avanti dal Centro protesi Inail di Budrio in collaborazione con l’Azienda Usl della Romagna. “L’incidenza delle patologie della spalla è importante sia per numero che per postumi e prolungamento dell’inabilità assoluta”, ha spiegato Duccio Orlandini, direttore sanitario Centro protesi Inail. Nel 2014 sono stati 23 mila gli infortunati che hanno riportato patologie di questo tipo, di cui il 95 per cento ha avuto postumi permanenti. Queste patologie sono al quarto posto per il costo degli infortuni e rappresentano il 16 per cento delle malattie professionali. “Obiettivo della ricerca è definire un indice di valutazione innovativo che tenga conto anche del gesto lavorativo e la definizione di un test per elaborare un nuovo approccio riabilitativo basato su biofeedback sensoriale”, ha spiegato Ilaria Parel, ingegnere dell’Azienda Usl della Romagna. Il target della sperimentazione è rappresentato da lavoratori tra 35 e 65 anni per i quali la terapia conservativa sia fallita e che siano in lista per un intervento artroscopico. “Obiettivo è l’inserimento di questa valutazione nella pratica clinica per creare un percorso chirurgico terapico e riabilitativo orientato al lavoro per ottimizzare i tempi di rientro e creare strumenti di valutazione della riabilitazione a disposizione dei medici dei centri Inail”, ha concluso Parel.
Esoscheletro e mano bionica. I due progetti sono portati avanti dal Centro protesi insieme all’Istituto italiano di tecnologia e prevedono lo sviluppo di soluzioni ortesiche (esoscheletro) e protesiche nel breve e medio periodo con finalità di transfer tecnologico verso aziende che le realizzeranno. “L’obiettivo è arrivare a prodotto con soluzioni che siano accessibili dal punto di vista economico anche agli assistiti Asl”, ha detto il referente dei progetti Emanuele Gruppioni. Il lavoro è partito dall’analisi dell’esperienza di Budrio, dalle esigenze dei pazienti (attraverso focus group con pazienti paraplegici) e dei prodotti esistenti. “Per l’esoscheletro siamo partiti dal Re-walk che ha il pregio di aver portato questo dispositivo sul mercato – ha detto Gruppioni – ma si può fare di meglio, lavorando sulle caratteristiche che mancavano, soprattuto il design, il layout e il controllo”. Tra un mese partirà la sperimentazione clinica. “Per la mano ci sono protesi semplici a basso costo e con poche funzionalità e altre molto complesse che costano molto – ha spiegato Jody Saglia, referente del progetto per l’Istituto italiano di tecnologia – Il nostro obiettivo è colmare il gap tra protesi accessibili per costo ma povere di funzionalità e altre robotiche ad alta funzionalità ma poco accessibili”.
Controllo della protesi di arto superiore con interfacce neurali invasive. Il progetto è realizzato in collaborazione con l’Università Campus biomedicale di Roma, si propone di sviluppare una serie di dispositivi e soluzioni avanzate per migliorare e rendere più accessibili i sistemi protesici per l’arto superiore e riguarda lo studio di connettori neurali atti a rilevare il segnale neuroelettrico per controllare protesi tecnologicamente molto evolute. “Obiettivo del progetto è migliorare il controllo per la presa e la manipolazione, la sensorizzazione per aumentare la stabilità della presa e la restituzione di una sensazione tattile tramite un’interfaccia neurale – ha detto Annalisa Ciancio dell’Università Campus biomedicale – per aumentare il controllo e l’accettabilità della protesi da parte dell’infortunato”.
Protesi per le amputazioni digitali della mano. Il progetto è realizzato in collaborazione con l’Istituto di biorobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa e ha come obiettivo la realizzazione di un dito protesico funzionale poli-articolato e sensorizzato per il trattamento delle amputazioni prossimali delle dita, tra le più difficili da trattare l’esiguità della parte disponibile tanto che “fino a poco tempo fa esistevano solo protesi passive con funzioni estetiche”, ha detto Pericle Randi dell’area sanitaria del Centro protesi Inail. Alcune tecniche, come quella della trasposizione di un dito del piede, non sempre sono accettati dal paziente. Da alcuni anni sono disponibili dispositivi protesici in grado di replicare i movimenti delle dita. La funzionalità deve però confrontarsi con l’estetica e uno spazio ridotto in cui collocare i dispositivi elettronici e meccanici. “L’obiettivo è realizzare il prototipo di una protesi falangea su cui disporre una sensorizzazione, con particolare attenzione a dimensioni e cosmesi, che permetta di limitare l’abbandono della protesi, fenomeno molto diffuso tra i pazienti”, ha aggiunto Randi. Ci sono già pazienti per il trial clinico.
Service delivery in assistive technology. Il progetto è realizzato in collaborazione con l’Azienda Usl di Bologna e l’associazione Glic che riunisce i Centri ausili indipendenti di 14 regioni e ha portato alla realizzazione di un osservatorio per monitorare il mercato delle tecnologie informatiche ed elettroniche al servizio delle persone con disabilità (che hanno un ruolo importante nel recupero e nell’inclusione della persona in ambito lavorativo e sociale) e individuare le novità più interessanti.
Progetti del Centro di riabilitazione motoria di Volterra. Tra i progetti in corso ci sono quelli sulla validazione clinica dei dispositivi per la riabilitazione robotica della caviglia (Arbot) e del polso (Wristbot). Il prototipo Arbot è stato sperimentato in uno studio clinico di confronto con terapia robotica e trattamento convenzionale in 32 pazienti infortunati sul lavoro con frattura di caviglia o retropiede, concluso a settembre 2005, che “ha dimostrato la sicurezza e l’ottima performance clinica del dispositivo”, ha affermato la fisiatra Elisa Taglione. Mentre Wristbot è in fase di sperimentazione in uno studio clinico con pazienti che hanno un deficit funzionale post-traumatico del polso. L’accordo è stato prorogato fino al 2018 con due nuove linee di ricerca e sperimentazione, la validazione clinica del dispositivo Superarbot (che ora si chiama Hunova) e lo sviluppo e la sperimentazione clinica di un dispositivo robotico indossabile per la riabilitazione della spalla. In collaborazione con l’Istituto di biorobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa è in corso il progetto di ricerca per realizzare un dispositivo robotico per la verticalizzazione e la mobilità in interno con caratteristiche più avanzate rispetto attuali modelli disponibili per rispondere alle esigenze di autonomia e reinserimento delle persone con paraplegia o altro grave deficit motorio a carico degli arti inferiori. Il dispositivo è stato realizzato, ha superato le prove di validazione tecnica e sarà a breve validato nella clinica riabilitativa con uno studio pilota su pazienti con paraplegia da lesione midollare. “Il dispositivo ha un ingombro simile a quello di una sedia a ruote, permette ai pazienti l’uso in autonomia dei servizi igienici, può essere controllato con una mano – ha detto Fabio Leoni del Sant’Anna – Il nostro obiettivo è depositare il brevetto e metterlo sul mercato, rendendo obsolete le carrozzine elettriche”. (lp)
[Fonte http://superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Salute_e_Ricerca/Il_Punto/info-1448114434.html]