Origine infettiva dell’Alzheimer? Uno studio testa l’ipotesi su animali
L’ipotesi era stata avanzata già qualche mese fa da uno studio inglese: il morbo di Alzheimer potrebbe avere origini infettive? La domanda circola da molto tempo, ma finora nessuno è mai riuscito a dimostrare la correlazione. Lo studio del neurologo inglese John Collinge voleva mostrare che nel cervello di soggetti con malattia di Creutzfeldt-Jakob (una gravissima patologia neurodegenerativa diventata famosa per una variante detta della “mucca pazza”) c’è anche beta-amiloide, la proteina che – nel momento in cui forma delle placche – è caratteristica dell’Alzheimer. Dunque avrebbe suggerito un’origine infettiva anche per questa malattia: la Creutzfeldt-Jakob è infatti causata da prioni, ovvero proteine (normalmente presenti nell’organismo) che si modificano diventando infettive.
Ora un nuovo studio della Harvard Medical School, pubblicato sulla rivista , ripropone la questione: l’Alzheimer potrebbe essere scatenato dalla risposta immunitaria a un’infezione nel cervello. Secondo i ricercatori, guidati da Rudolph Tanzi, virus, funghi e batteri possono oltrepassare la membrana che separa la circolazione sanguigna dal cervello, membrana che diventa più permeabile con l’età. Il sistema immunitario ferma gli “invasori” con una vera e propria ragnatela di proteine, le beta-amiloidi, che dunque – è questa è la novità del lavoro statunitense – avrebbero la funzione di proteggere il cervello dalle infezioni. Una volta ucciso il microrganismo rimane però la “ragnatela”, che è il segno distintivo della malattia di Alzheimer. Questa ipotesi, riporta lo studio, è stata confermata sia in vitro che in una serie di animali, dal verme al topo, e sarebbe già pronto un progetto per la verifica nell’uomo. «In una parte dello studio abbiamo iniettato il batterio Salmonella nel cervello di giovani topi che non avevano placche amiloidi. In una notte si sono formate, e ognuna aveva un singolo batterio al centro. Topi che non producevano placche invece sono morti per l’infezione» ha detto Rudolph Tanzi al New York Times. Questa ricerca apre quindi un’importante questione sulla possibile duplice natura della proteina beta-amiloide, da un lato protettiva e dall’altro distruttiva.
[Fonte http://www.msn.com/it-it/salute/medicina/origine-infettiva-dell%e2%80%99alzheimer-uno-studio-testa-l%e2%80%99ipotesi-su-animali/ar-BBtwfKV?ocid=spartandhp]