Mal di testa da aereo: le cause e i rimedi
C’è chi si fa prendere dall’ansia ogni volta che sale su un aereo. Chi proprio non riesce a superare la paura di volare. E chi, pur non disdegnando i viaggi ad alta quota, non riesce a sottrarsi a un fastidioso dolore alla testa, concentrato intorno all’occhio. Intenso ma di breve durata, che di solito compare all’improvviso, in particolare durante la fase di atterraggio. È il mal di testa da aereo. Una forma di cefalea che secondo Federico Mainardi, neurologo dell’ospedale SS. Giovanni e Paolo di Venezia, ha le carte in regola per essere inserita nella prossima edizione dell’International Classification of Headache Disorders. Il riferimento internazionale che elenca gli oltre duecento tipi di mal di testa finora noti. «Il processo è stato già avviato e sembrerebbe si possa concludere con esito favorevole. Questo incentiverebbe ulteriori studi, utili per comprendere meglio la sua fisiopatologia (cause, sintomi) e individuare misure preventive e trattamenti terapeutici, in quanto i criteri diagnostici diverrebbero univoci e utilizzabili da chiunque». Il responsabile del Centro cefalee dell’ospedale veneziano ha descritto, sulla rivista Cephalalgia, i casi di 75 persone con sintomi di mal di testa da aereo e suggerisce una serie di criteri clinici per la diagnosi, partendo proprio dalle caratteristiche degli attacchi indicate dai viaggiatori colpiti.
DOLORE BREVE MA INTENSO – Gli attacchi sono piuttosto brevi – nel 95% dei casi le fitte durano meno di 30 minuti – e non sono associati a nausea e altri sintomi, come vomito, sensibilità alla luce o al rumore. È un mal di testa unilaterale: il dolore, intenso e a volte palpitante, si localizza su un lato della testa, solitamente nella fronte o vicino all’occhio. Colpisce con lieve prevalenza gli uomini e non ha nulla a che vedere con le altre forme di cefalea attualmente note e classificate. Descritta per la prima volta nel 2004, ancora non è ben chiaro cosa possa scatenarla. L’ipotesi più accreditata è che il dolore sia correlato a sbalzi di pressione nelle cavità dei seni paranasali durante il rapido cambiamento di quota. In altre parole, a una mancata compensazione fra la pressione delle cavità delle ossa facciali e quella della cabina dell’areo. «Durante le varie fasi del volo – spiega Mainardi – i seni paranasali sono sottoposti a forti variazioni della pressione barometrica, e questo si riflette sul volume gassoso in essi contenuto. Qualora i meccanismi preposti al compenso fra la pressione esterna e interna fossero in qualche modo mal funzionanti, la mucosa dei seni verrebbe di conseguenza compressa. O, al contrario, espansa, a seconda della fase di volo. Causando l’insorgenza del dolore». Si tratta di un meccanismo ben noto alla medicina aeronautica, responsabile di un dolore simile in chi è affetto da sinusite acuta o cronica. «Ma da solo – precisa il medico – questo meccanismo non è in grado di spiegare completamente e in modo esaustivo la fisiopatologia della cefalea da aereo che, per definizione, colpisce viaggiatori privi di patologie dei seni paranasali (nessuna sinusite in atto, ndr)».
LO STUDIO – Dopo aver descritto, nel 2007, alcuni casi di questa nuova forma di cefalea sul Journal of Headache and Pain, Mainardi è stato contattato da molte persone, da tutto il mondo, che avevano avuto un mal di testa particolare durante i viaggi in aereo. Proprio grazie alla loro collaborazione, il neurologo ha potuto coordinare uno studio su 75 pazienti affetti da airplane headache. Che hanno compilato un questionario, descrivendo i loro sintomi. Tre si sono sottoposti a visite e controlli al Centro cefalee. «La nostra indagine ha confermato la natura stereotipata degli attacchi, in particolare per quanto riguarda la chiara correlazione con la fase di atterraggio e la breve durata del dolore». Breve, ma intenso. A tal punto che l’ansia e la preoccupazione di sperimentare un nuovo attacco influenzano negativamente l’atteggiamento verso i viaggi in aereo (in oltre il 70% dei casi) e c’è chi preferisce rinunciare ai voli. Prevenire il dolore è possibile? Delle 75 persone che hanno partecipato allo studio, 29 hanno riferito di aver preso dei farmaci (acido acetilsalicilico, naprossene e ibuprofene) prima della prevista comparsa dell’attacco. Strategia risultata vincente in 11 casi. «L’assunzione preventiva di un analgesico potrebbe quindi ridurre l’intensità del dolore e, nel migliore dei casi, evitarne la comparsa. Ma la cefalea da aereo è comunque una diagnosi di esclusione: è pertanto consigliabile eseguire una visita specialistica in caso di comparsa di questo disturbo invalidante» conclude.
[Fonte http://www.corriere.it/salute/12_giugno_30/male-testa-aereo_bac6cce2-beaa-11e1-8494-460da67b523f.shtml]