Influenza, il virus muta e il vaccino non basta: è allarme
(di Mauro Favaro per Informasalus) – II vaccino contro l’influenza non basta. Molti trevigiani si sono ammalati lo stesso. Compresi alcuni operatori sanitari. Nonostante la copertura hanno sviluppato complicanze che hanno richiesto il ricovero in ospedale. E ora l’Usl della Marca ha deciso di avviare uno studio specifico per capire cosa non ha funzionato. L’unità di Microbiologia del Ca’ Foncello ha congelato oltre 50 ceppi del virus H3N2 isolati da pazienti che avevano effettuato il vaccino antinfluenzale.
L’ANALISI
“Vogliamo capire perché alcune persone vaccinate hanno sviluppato comunque l’infezione – conferma Roberto Rigoli, direttore del dipartimento di Patologia clinica e responsabile della Microbiologia di Treviso- e capire se ci sono state delle mutazioni genetiche a livello locale o se è il vaccino che non ha garantito la copertura. Abbiamo congelalo tutti i ceppi che abbiamo isolato di H3N2 da pazienti vaccinati. Faremo il sequenziamento del genoma del virus per vedere se ci sono state delle mutazioni e se queste mutazioni giustificano la mancata copertura da parte del vaccino”. Non si tratta di un’indagine generale. Lo studio di biologia molecolare viene eseguito solo sulle persone che sono state ricoverate a causa delle complicanze dell’influenza. Insomma, su chi ha sviluppato problemi tutt’altro che banali.
ANCHE GLI OPERATORI
“Abbiamo avuto dei casi anche su alcuni operatori vaccinati – continua i primario – capire se ci sono state delle mutazioni e a che livello sono avvenute serve per una conoscenza di carattere epidemiologico. Ma è fondamentale anche per dare corrette segnalazioni al ministero della Salute per i vaccini dei prossimi anni”. Il tipo di copertura viene infatti preparata in base a quanto successo nelle precedenti stagioni influenzali. Arrivare ad avere delle certezze oggi, vuol dire migliorare le risposte che si daranno tra un anno. E gli studi locali possono fare la differenza. «Se nella nostra zona c’è un ceppo mutante, noi lo mettiamo in evidenza per fare in modo che i vaccini che verranno prodotti il prossimo anno tengano conto anche delle varianti che sono avvenute in questa area”, specifica il medico. La microbiologia consente di entrare nei dettagli in modo inequivocabile. Fino a quattro anni fa studi del genere erano impensabili. Adesso si è in grado di disegnare una vera e propria mappatura dell’evoluzione del virus nei singoli territori”.
STUDIO CONOSCITIVO
“Oggi abbiamo la possibilità di andare a controllare cosa circola davvero nel nostro territorio – tira le fila Rigoli – comunicheremo i dati al ministero in modo che li divulghi a chi produce i vaccini e li obblighi a inserire queste varianti per migliorare la copertura. Lo studio dell’epidemiologia locale è fondamentale. Perché potrebbe essere diversa da quella che c’è in altri territori d’Italia o d’Europa. E ciò vale anche per i batteri e per la conseguente definizione delle cure antibiotiche”. In questo periodo l’influenza sta dando gli ultimi colpi di coda. Che potrebbero essere parecchio pesanti. L’Usi è arrivata a registrare quasi cento ricoveri al giorno in ospedale. Ci sono stati 3 decessi e 12 casi gravi. E più di 60 accessi ai pronto soccorso pediatrico del Ca’Foncello nel giro di 24 ore. Il picco non è ancora alle spalle, la partita è ancora aperta.”Ma almeno, al momento non ci sono situazioni critiche”, dice Stefano Martelossi, primario della Pediatria di Treviso. Buon segno, ma il bilancio resta severo.