Il welfare tecnologico e ARBOT [FISIOTERAPIA E RIABILITAZIONE]
È stato all’estero ad esempio Jody Saglia, ingegnere torinese, 33enne, formatosi al Politecnico della sua città e che lavora a Genova dopo un phd al King’s College di Londra. All’Iit l’hanno messo a guidare un team di otto persone mentre, in qualsiasi ateneo, oggi sarebbe a barcamenarsi fra le esercitazioni per gli studenti e dover seguire qualche tesista, per gratitudine al docente che gli avesse procurato una borsa post-doc. Invece è stato lui l’anno scorso, a mostrare al presidente del consiglio in visita Arbot, che sta per Ankle rehabilitation robot: non un umanoide, ma un insieme di pistoni idraulici che, rispondendo a un computer, imprimono a un movimento a un piede: oscillazioni, sollecitazioni, assistenza o resistenza. L’anca ha subito un trauma, i movimenti servono a ribilitarla: il mix delle mosse è gestito da un software, che “legge” la risposta del corpo, come solitamente fa un fisioterapista. Solo che il fisioterapista è un pc: “Una riabilitazione che potrà essere fatta da remoto, magari a casa, e il fisioterapista controllerà a distanza”, spiega Saglia. Siamo alla telemedicina avanzata, che unisce qualità a sostenibilità economica. L’Inail ci ha visto il futuro: riabilitazione di altissimo livello, comfort per il paziente, abbattimento dei costi, ed è corsa a firmare un accordo con l’Itt e Arbot è in sperimentazione clinica in un centro specializzato a Volterra (Pisa).
[Fonte http://www.vita.it/it/article/2016/01/07/ecco-a-voi-il-welfare-tecnologico/137847/]