Il massaggio connettivale
Alla Fisioterapista tedesca Elizabeth Dicke nel 1929 i medici diagnosticarono gravi problemi di circolazione alla gamba destra: l’unica soluzione ritenuta valida pareva essere l’amputazione. Costretta a letto, la Dicke iniziò a massaggiare la zona in cui la cute si era ispessita, proprio al livello del sacro. Frizione dopo frizione, riuscì a ridurre il dolore, aumentare la temperatura corporea, con conseguenze positive sulla gamba, che iniziava a ridare primi segni di vita. Applicando lo stesso tipo di massaggio a tutta la gamba, nell’arco di un anno, risolse il problema che sembrava insormontabile. La Dicke studiò allora a fondo i vari tipi di frizione e arrivò a teorizzare il massaggio connettivale che prende in esame determinate alterazioni della cute della schiena per capire e risolvere alcune patologie di organi profondi, collegati, per riflesso, alla pelle. Già Head per primo, nel 1898, aveva riscontrato nelle lesioni degli organi interni iperestesia al tatto, alla pressione e alla temperatura, nonchè dolori spontanei in zone della cute innervate dallo stesso metamero del viscere ammalato; egli chiamò queste zone “punti massimali”. Anche MacKenze aveva riscontrato un aumento della tensione e della sensibilità profonda di alcuni muscoli in corrispondenza di malattie di organi interni.
Il massaggio connettivale riflessogeno può essere definito come una forma di riflessoterapia che riprende altre pratiche massoterapiche orientali quali lo shiatsu. Anche l’esecuzione dei massaggio connettivale riflessogeno si differenzia notevolmente dalle manualità di quello classico: esso è praticato frizionando energicamente la cute con i polpastrelli di due dita secondo uno schema particolare (grande e piccola costruzione) sulla cute del dorso, provocando in breve una vivace reazione vasomotoria.
Esistono diverse metodiche per rilevare i punti massimali definite dalla Dicke:
1) Si fanno scorrere le dita dal basso verso l’alto, praticando una lenta frizione e si osserva se la cute del paziente si solleva davanti ai polpastrelli durante la frizione.
2) Si afferra con il pollice e con l’indice delle due mani una plica cutanea e con un movimento d’arrotolamento si scorre lungo il dorso ai lati della colonna, ripetendo la manovra dal basso in alto e dalla linea mediana verso l’esterno (manovra del “pincéroulé”)
3) Rilevate zone cutanee sospette, queste si esplorano più dettagliatamente, afferrando fra l’indice ed il pollice delle due mani, una plica cutanea e compiendo poi dei movimenti di andata e ritorno (manovra del “plicassé”)
Vi sono delle controindicazioni: questo tipo di massaggio è da sconsigliare in caso di febbre o influenza in fase acuta, problemi cardiaci gravi, indigestione, diarrea, vomito, infiammazioni cutanee evidenti e bruciature.