Ictus e riabilitazione: tenere viva la speranza per superare la sfida
In Italia la prima causa di disabilità è rappresentata dall’ictus cerebrale, nonché terza causa di morte dopo le malattie cardiache e le neoplasie, con una stima di circa 200.000 persone colpite ogni anno.
Il termine ictus deriva dal latino e sta a significare letteralmente “colpo” proprio per indicare e sottolineare la comparsa improvvisa dell’evento che può colpire chiunque.
Qual è la causa principale che scatena l’ictus e quali sono i sintomi?
In genere, tutti i tipi di ictus originano dalla stessa causa e cioè da un’interruzione del flusso sanguigno al cervello. In quanto tale, possono esserci molti sintomi in comune tra una persona e l’altra, ma poiché il cervello di ognuno di noi è diverso da quello di un altro, le conseguenze saranno diverse.
Tra i sintomi più comuni che possono allarmare l’eventuale “incombenza” di un ictus ci sono:
- Improvvisa debolezza o insensibilità o comparsa di formicolii ad una metà del volto o ad un braccio piuttosto che ad una gamba;
- Improvvisa incapacità di esprimersi attraverso il linguaggio verbale o di comprendere qualcuno che parla;
- Improvvisa perdita della visione in uno o in entrambi gli occhi;
- Improvvisa sensazione di vertigini e capogiri con difficoltà a camminare;
- Improvviso e forte mal di testa senza cause conosciute.
Si può ben capire come questa situazione può portare a numerose conseguenze, anche molto gravi, che cambiano radicalmente la vita della diretta persona e della sua famiglia. Inoltre, un ruolo importante lo riveste la diagnosi tempestiva che riduce di molto l’aggravarsi del danno cerebrale.
“Ero cosciente ed ero sola. Non sapevo cosa mi stesse succedendo, ma non credevo fosse qualcosa di grave tant’è vero che a fatica mi sono rialzata e ho cercato di cucinare ma poi ho messo sul fuoco un recipiente di plastica e quando mi è squillato il cellulare sono riuscita a rispondere ma non potevo parlare”.
Quali sono le conseguenze a cui può portare l’ictus?
Una delle conseguenze più evidenti che spesso accompagna l’ictus è sicuramente l’emiplegia ossia un deficit motorio di un lato del corpo corrispondente a quello controlaterale rispetto al danno cerebrale (se è presente l’ictus nell’emisfero cerebrale di sinistra, sarà emiplegico il lato destro del corpo). Questo comporta una serie di limitazioni di tipo motorio che rendono la persona poco autonoma.
Oltre al danno motorio, possono associarsi:
- Disfagia: difficoltà a masticare o deglutire i cibi di qualunque tipo di consistenza spesso associata ad un’alterazione della sensibilità del cavo orale, causando il fatto che il cibo va nelle vie respiratorie. Si presenta con tosse improvvisa, difficoltà respiratorie, voce alterata e gorgogliante.
- Afasia: incapacità di esprimersi attraverso la parola, la scrittura, la lettura e/o incapacità di comprendere il linguaggio scritto e parlato. L’afasia è presente in soggetti colpiti da ictus nell’emisfero cerebrale sinistro. In genere, la persona afasica, ha chiaro cosa vuole dire ma non sa come deve dirlo, sente bene le parole ma non è sicura di averne compreso il significato, usa sempre un unico suono o un’unica parola anche priva di significato.
- Disartria: difficoltà nell’effettuare i movimenti necessari per l’articolazione della parola. È un disturbo che non va confuso con l’afasia e interessa tutti gli aspetti della funzione fonatoria, articolatoria, di emissione vocale e dell’attività respiratoria.
- Aprassia: incapacità di eseguire, su richiesta o imitazione, alcuni gesti semplici della vita quotidiana. Tuttavia, gli stessi gesti possono comparire, non richiesti, in modo automatico. A questa possono essere associati anche importanti difficoltà ad utilizzare oggetti comuni come il pettine, il sapone, lo spazzolino, le posate.
- Neglect o eminattenzione: incapacità di prestare attenzione alla metà sinistra del corpo. La persona eminattenta non volge il capo verso sinistra, non si accorge della presenza di oggetti o avvenimenti a sinistra, si pettina o si fa la barba solo a destra, mangia solo la metà destra del piatto.
In che modo si possono affrontare tali difficoltà?
Il soggetto colpito da ictus, in fase acuta (dopo qualche ora dall’evento) viene immediatamente ricoverato in una Unità di terapia semi-intensiva denominata Stroke Unit dove è possibile praticare dei trattamenti terapeutici che possono salvare la vita della persona. Qui prevale l’aspetto medico e terapeutico associato alla riabilitazione precoce.
Tuttavia, è la fase successiva, quella riabilitativa, che è di fondamentale importanza per il recupero delle abilità perse. Questa è la fase di un processo che può durare per un lungo periodo di tempo e che accompagnerà il soggetto verso il recupero del grado di autonomia. Questo sarà proporzionale alla gravità dell’ictus, infatti, per alcuni tale processo porterà alla completa guarigione, per altri, invece, si dovranno cercare adattamenti per la migliore qualità di vita possibile.
In questa fase un ruolo importante lo ricopre il team multidisciplinare composto da neurologo, cardiologo, logopedista, fisioterapista e neuropsicologo. In particolare il logopedista si occupa della riabilitazione degli aspetti comunicativi e dunque del recupero dell’afasia e della disartria nonché della disfagia occupandosi anche degli aspetti deglutitori. Il fisioterapista provvede al recupero delle abilità motorie e il neuropsicologo supporta la persona e la famiglia occupandosi anche del recupero delle eventuali funzioni esecutive deficitarie.
Fondamentale è anche la famiglia che deve sostenere emotivamente il proprio familiare affinché trovi la motivazione per impegnarsi nel processo riabilitativo.
La persona colpita da ictus, dunque, va presa in carico sotto diversi aspetti e punti di vista con l’obiettivo ultimo di raggiungere una qualità di vita adeguata.
Inoltre, bisogna tenere a mente che un aspetto comune a tutte le persone che hanno avuto un ictus è che da quel momento la loro vita, in qualche modo, potrebbe (ma fortunatamente non sempre) essere diversa da prima, ma grazie al processo riabilitativo avvengono continui piccoli miglioramenti, anche se in un ampio arco di tempo; si tratta di un paesaggio in continuo movimento.
“Cercate di prendere i giorni uno per volta. Gioite di ogni piccolo progresso e sappiate che c’è sempre spazio per la speranza”. (andrialive)