Fratture da stress: evento poco conosciuto ma frequente tra gli sportivi
Le fratture da stress erano comuni nelle reclute militari costrette una volta a marce forzate. Oggi invece le osserviamo soprattutto tra gli sportivi, come riferisce il Dott. Alessandro Formica per Medicitalia.it. Non c’è dubbio infatti che, fra tutti i possibili infortuni che possono capitare ad un atleta, uno dei più ricorrenti e forse meno facili da riconoscere , sia rappresentato proprio dalle cosiddette fratture stress.
Un tipo di infortunio piuttosto grave, perché costringe chi ne è vittima ad uno stop lungo, almeno da 4 a 6 settimane, senza poi contare il tempo necessario per “ricostruire” lo stato di forma precedente. Queste fratture possono interessare ogni osso del corpo: ad esempio nei lanciatori e nei giocatori di baseball sono descritte fratture da stress del gomito. Comunque gli sport più colpiti sono il calcio ,il basket ed in primis la corsa, ove le ossa più frequentemente interessate sono quelle dell’arto inferiore, ed in particolare quelle della gamba e del piede (circa l’80% di tutte le fratture da stress).
In questo articolo cercheremo di capire:
• Cosa distingue una frattura da stress da una frattura vera e propria
• Come si fa diagnosi
• Quali opzioni di trattamento sono disponibili
In merito al primo punto , si può dire che ciò che distingue una frattura da stress da una frattura normale è l’assenza di un meccanismo traumatico unico e violento . La frattura da stress ,detta anche frattura da durata , è infatti un evento che “ si produce lentamente “ a seguito di microtraumi ripetuti su un osso con normale resistenza meccanica . Le ossa , ricordiamo , sono architettate in modo tale da adattarsi anche sforzi ripetuti .
Anzi , nei siti ove si verificano i microtraumi avviene un processo di rimaneggiamento che porta ad un aumento della resistenza . Talvolta però questi processi di rimaneggiamento dell’ osso non riescono a controllare le microlesioni , per cui da un piccolo danno iniziale microstrutturale, si assiste ad una propagazione ulteriore dello stesso alle zone vicine fino a generare una frattura . Questa si verifica non appena viene superata la resistenza dell’osso.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non sembra esistere una relazione chiara tra il peso corporeo e le fratture da stress. Piuttosto ,più grande è la massa muscolare e maggiore è la resistenza dell’ osso. Allo stesso modo, il tipo di scarpa (più o meno protettiva) non riduce l’incidenza delle fratture (così come l’uso di plantari); ciò è logico perché chi si abitua a correre con scarpe leggere e poco protettive induce dei meccanismi di difesa che rinforzano la struttura scheletrica. Anche riguardo al terreno d’allenamento non è affatto dimostrata la correlazione fra terreni duri e fratture da stress.
Concentriamoci quindi sui fattori di rischio “sicuri”. Sono sostanzialmente tre. Il primo è rappresentato dalla variazione qualitativa (introduzione di lavori veloci, balzi ecc.) o quantitativa del carico di allenamento. E’ stato visto infatti che una fatica muscolare eccessiva cosi come un muscolo che si trova a dover affrontare una nuova situazione producono un aumento delle forze d’impatto sull’osso che , se ripetute nel tempo conducono alla frattura .
Un secondo fattore di rischio è rappresentato dal sesso: le donne presentano un rischio sei volte superiore agli uomini e quelle che seguono un regime alimentare per minimizzare il peso sono a rischio circa otto volte più del sesso maschile .
Perciò attenzione alle diete e ai fattori ormonali. L’ultimo, ma importante fattore di rischio è rappresentato dall’età: un’età più avanzata favorisce le fratture da stress e ciò probabilmente in relazione al fatto che l’invecchiamento da una parte rende più deboli le ossa e dall’altra diminuisce le capacità ammortizzanti della masse muscolari.
Come si fa la diagnosi?
La diagnosi di frattura da stress non è sempre facile . Nelle fasi iniziali ,l’unico sintomo è rappresentato dalla comparsa di un dolore localizzato spesso presente solo durante lo sforzo e che recede con il riposo. Esistono pero molte altre lesioni , su base tendinea o muscolare , che possono produrre la stessa sintomatologia .
Il medico deve essere quindi molto attento e in caso di sospetto richiedere immediatamente una radiografia. Questo è un esame molto specifico , nel senso che se c’è positività la diagnosi di frattura da stress è confermata. Tuttavia è anche un esame poco sensibile in quanto nelle fasi iniziali spesso non è in grado di evidenziare le prime microlesioni strutturali che poi evolveranno verso la frattura. Pertanto , in caso di radiografia negativa, ma persistenza del dolore è bene eseguire degli ulteriori accertamenti diagnostici come la risonanza magnetica o la TAC .
Molto utile è anche la scintigrafia ossea che consiste nell’iniettare radioisotopi nel sangue circolante. I radioisotopi si accumulano nelle zone di rimaneggiamento osseo cioè laddove si è verificano le microlesioni da stress . Si tratta quindi di una tecnica molto sensibile , ma da sola poco specifica in quanto può risultare positiva anche per altre patologie come ad esempio un artrosi .Ne consegue che la diagnosi di certezza per fratture da stress spesso deriva solo dall’ accoppiamento di più esami strumentali associati ai dati clinici .
Quali opzioni di trattamento sono disponibili ?
Ovviamente dipende dalla sede e dal tipo di frattura. Si va dal semplice riposo all’applicazione di un apparecchio gessato, all’intervento chirurgico. Quest’ultima soluzione non è così comune come si potrebbe pensare parlando di fratture e in genere interessa situazioni o sedi molto particolari . Nella maggior parte dei casi è infatti sufficiente un trattamento conservativo . La classica “ frattura da stress del corridore” è localizzata per lo più nel terzo distale del perone, ma vi sono nelle casistiche anche altre sedi come tibia, malleolo mediale, metatarsi, scafoide tarsale, astragalo. La maggior parte di queste fratture può essere trattata limitando il chilometraggio della corsa a livelli di confort. Se il dolore persiste, l’atleta deve astenersi dall’ attività sportiva per almeno quattro – sei settimane , ed eventualmente utilizzare delle stampelle per non caricare sull’osso fratturato. L’utilizzo dell’ apparecchio gessato non sempre è consigliabile perché l’atrofia muscolare e la rigidità articolare ad esso associate possono causare una significativa disabilità per l’atleta competitivo. Il dolore può essere trattato con i farmaci antinfiammatori eventualmente associati a farmaci osteostimolanti . Seguendo questi consigli molte delle suddette fratture da stress tendono a guarire spontaneamente. La guarigione può essere ulteriormente favorita dall’ impiego di certi macchinari come ad esempio i campi magnetici pulsati , o gli ultrasuoni e le onde d’urto. Bisogna comunque eseguire periodicamente radiografie per assicurarsi che l’osso tenda a consolidare. In caso contrario l’opzione chirurgica diviene obbligatoria prevedendo l’impiego , a seconda dei casi , di viti o placche cosi come nelle classiche fratture da trauma. Infine attenzione alla dieta perche ,come detto in precedenza, i disordini nutrizionali possono contribuire all’insorgenza di una frattura da stress . Per lo stesso motivo nelle donne bisogna porre attenzione ai disturbi del ciclo mestruale che andrebbero indagati con appositi esami di laboratorio e normalizzati.
Se avete imparato la lezione ecco alcuni consigli utili per prevenire le fratture da stress
1) Valutate sempre il carico degli allenamenti in base alla propria preparazione senza lasciarsi coinvolgere troppo da quello che fanno gli altri per essere pronti a tutte le sfide. E’ importante rendersi conto dei propri limiti e non sempre è una buona idea superarli ad ogni costo
2) Fate i conti con l’età. Già proprio questo è un dato di fatto dal quale non si può prescindere anche perché con il procedere degli anni le guarigioni e le situazioni negative, seguono un percorso diverso con una tempistica peggiore rispetto a quando siamo giovani.
3) Se avete una frattura da stress , mettetevi il cuore in pace . Adesso ci si riposa, si sta fermi guardando gli altri correre e solo a guarigione avvenuta riprendete l’ attività sportiva ricordando che la gradualità è fondamentale: pretendere subito prestazioni intense, continuative, non è sano e può ledere muscoli, articolazioni e ossa anche in modo serio.