Distorsione al ginocchio: sintomi, cosa fare e cura
(di Gianluca Rini per Tantasalute) – La distorsione al ginocchio consiste in una lesione o in una compromissione di uno o più dei legamenti fibrosi che, insieme al liquido sinoviale, stabilizzano l’articolazione del ginocchio: il crociato anteriore o posteriore e il collaterale mediale o laterale. Di solito il tutto si verifica per un trauma o a causa di un movimento anomalo o brusco. I sintomi principali sono costituiti da dolore e gonfiore. Queste manifestazioni sintomatologiche si rivelano essenziali per la diagnosi, la quale si avvale comunque anche delle radiografie e della risonanza magnetica. La cura consiste in un primo intervento con riposo, ghiaccio e immobilizzazione e nella scelta successiva di un trattamento conservativo o chirurgico.
I sintomi
I sintomi della distorsione al ginocchio si manifestano con un dolore, che varia la propria entità in base alla gravità della lesione. A causa del versamento del liquido sinoviale e di sangue all’interno dell’articolazione, si possono riscontrare gonfiore e tumefazione. Inoltre nel soggetto si viene a creare una condizione di rigidità dell’articolazione, mentre i movimenti appaiono piuttosto compromessi. Frequente è l’instabilità articolare, che aumenta in presenza di lesioni gravi.
Cosa fare e cura
La terapia per la distorsione al ginocchio si basa sulla somministrazione di antinfiammatori non steroidei, in modo da agire sul processo flogistico e ridurre il dolore. In ogni caso non vanno trascurate soluzioni di pronto intervento, che si rivelano essenziali anche per limitare il versamento: riposo, applicazione del ghiaccio per almeno 2 o 3 giorni e immobilizzazione dell’articolazione tramite un adeguato bendaggio.
Può essere necessario praticare anche un’artrocentesi: viene introdotto un catetere nell’articolazione, per aspirare il liquido in eccesso. Quest’ultimo è poi esaminato in laboratorio, per verificare l’eventuale presenza di un’infezione.
Quando il versamento è riassorbito, si può passare al trattamento conservativo o a quello chirurgico. Nel primo caso si applicano dei tutori, per consentire il rimarginamento dei legamenti. A guarigione avvenuta, si procede con la fisioterapia, in modo da ristabilire il tono muscolare.
L’intervento chirurgico si rende necessario, se i legamenti sono completamente lacerati o se risultano disarticolati dalla sede ossea. Il ricorso all’artroscopia garantisce una minore invasività.
Nel circa l’80 o il 90% delle persone, grazie alla riabilitazione e alla terapia fisica, la prognosi è promettente, visto che si riesce a recuperare l’efficienza articolare. I tempi di recupero sono pari a circa 2 o 4 settimane per le lesioni più lievi, mentre corrispondono a 4 – 6 mesi nei casi più gravi.