Artrosi, la colpa potrebbe essere dell’orologio biologico «sballato»?
L’artrosi di solito comincia a dare segno di sé quando non si è più giovanissimi. Secondo uno studio apparso di recente sul Journal of Clinical Investigation, però, la colpa potrebbe essere soprattutto dell’orologio biologico che regola l’attività delle cellule delle cartilagini: con l’andare degli anni “sballa” e, modificando gli equilibri cellulari, contribuisce all’usura delle articolazioni.
Il dato arriva da un’indagine per cui Qing-Jun Meng di Arthritis Research UK ha analizzato al microscopio cartilagine umana sana, leggermente colpita da artrosi o con artrosi grave; quindi ha valutato l’espressione di alcune proteine connesse ai ritmi circadiani nel tessuto. Meng ha così scoperto che una proteina critica per l’orologio biologico, BMAL1, diminuisce all’aumentare della severità della malattia; andando a valutare nei topolini i condrociti, ovvero le cellule della cartilagine, ha verificato che, invecchiando, la proteina BMAL1 cala anche fino al 40 per cento rispetto ai valori iniziali. La correlazione fra i due dati è presto detta: con l’andare degli anni i ritmi circadiani interni alle cellule che devono mantenere l’articolazione in salute si alterano, al punto che pian piano si sviluppa artrosi. Come spiega Meng, «l’orologio biologico interno ai condrociti regola migliaia di geni che a loro volta decidono il momento della giornata per le diverse funzioni cellulari, mantenendo l’equilibrio fra l’usura della cartilagine che si ha durante l’attività articolare e la riparazione che deve avvenire durante il riposo. Se questi delicati bilanciamenti vengono meno il rischio di artrosi cresce».
Il legame fra orologio biologico e artrosi è confermato da ulteriori dati ottenuti da Meng sui topolini: il ricercatore ha infatti dimostrato che invertire il ciclo luce/buio, simulando ciò che accade con il lavoro a turni o in caso di jeg-lag estremo, sconvolge i ritmi circadiani e soprattutto aumenta la probabilità di artrosi. «L’obiettivo ora sarebbe individuare farmaci in grado di influire sull’orologio biologico per resettarlo: alcuni ricercatori si stanno già impegnando in questo senso per altre patologie, pure l’artrosi potrebbe essere curata o prevenuta così – dice Meng -. Esistono però anche altri approcci, più semplici e a portata di mano, per provare a tenere l’orologio biologico il più possibile in forma: mangiare e fare esercizio in orari regolari, per esempio, è un buon modo per non perdere i giusti ritmi. Tutti coloro che soffrono di artrosi sanno che in alcuni momenti del giorno i dolori si fanno sentire di più, i nostri dati indicano che c’è una spiegazione biologica per tutto ciò: intervenire con le terapie sintomatiche al momento giusto potrebbe essere di grande aiuto, una volta individuato l’andamento preciso del ritmo biologico delle cellule delle cartilagini».