Algodistrofia, un trattamento efficace per un dolore acuto che resiste agli antidolorifici

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Sembra che finalmente sia stato individuato un trattamento efficace per l’algodistrofia, malattia per la quale in passato erano stati proposti con scarsi risultati gli interventi più svariati, fino ad arrivare in casi estremi addirittura all’amputazione. Sebbene si tratti di una condizione relativamente rara, l’algodistrofia è molto temuta soprattutto dagli ortopedici, visto che può complicare traumi, fratture, ma anche manovre diagnostiche e terapeutiche come l’artroscopia. «L’algodistrofia è caratterizzata dal dolore che di solito è sproporzionato rispetto al normale decorso dell’evento clinico che ne è la causa – spiega Luigi Sinigaglia, responsabile dell’UO di Reumatologia dell’Istituto Ortopedico G Pini di Milano e Presidente SIOMMMS, Società Italiana Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro -. Interessa quasi sempre la mano o il piede e associa al dolore sintomi particolari come disturbi della sensibilità, incapacità al movimento, edema e arrossamento locale».

UN DOLORE MOLTO FORTE – Il dolore che caratterizza questa condizione ha degli aspetti molto caratteristici per la presenza di due sintomi particolari: «A parità di stimolo doloroso questi pazienti sentono molto più dolore di quanto non dovrebbero (condizione definita come iperalgesia ndr), inoltre avvertono dolore anche per uno stimolo non doloroso (allodinia): basta che vengano anche solo sfiorati sulla regione interessata per avvertire un intenso dolore» spiega l’esperto. Anche se è relativamente rara questa malattia può complicare con una certa frequenza una delle fratture più comuni, soprattutto nelle donne dopo la menopausa, la frattura del polso. «Le ultime segnalazioni parlano di un 20-30% di complicanze dopo questa frattura» puntualizza Sinigaglia.

DISTURBO CIRCOLATORIO – Una caratteristica dell’algodistrofia, il cui sviluppo viene ricondotto a un disturbo circolatorio locale a livello dell’osso interessato, con conseguente carenza di ossigeno nell’osso colpito e acidosi, è la presenza nel segmento osseo di una severa osteoporosi. «Nell’algodistrofia in fase florida c’è una tremenda demineralizzazione dell’osso – precisa il reumatologo -: se si misura il contenuto minerale per esempio di un piede colpito dalla malattia troviamo una perdita del 30-40% di contenuto minerale rispetto al piede contro laterale. La decalcificazione può diventare tanto importante che il paziente può andare incontro a fratture spontanee». L’osservazione della presenza di questa severa osteoporosi ha aperto la strada a un trattamento della malattia completamente diverso da quelli eseguiti in passato e che sfrutta la capacità che hanno i bisfosfonati, la famiglia di farmaci comunemente impiegati nella cura dell’osteoporosi, di concentrarsi in quantità molto elevate nelle aree in cui l’osso è sottoposto a maggior rimodellamento, come appunto avviene nell’algodistrofia.

I FARMACI – «Sappiamo che quando si concentrano a così alte dosi esercitano degli effetti positivi: funzionano come potentissimi antinfiammatori a livello locale e sono in grado di contrastare i meccanismi patogenetici della malattia» spiega Sinigaglia. Non tutti i farmaci appartenenti a questa famiglia vanno però bene nella cura dell’algodistrofia: è necessario ricorrere a formulazioni somministrabili per endovena, proprio perché ciò consente di raggiungere concentrazioni più elevate a livello dell’osso. Da alcuni anni sono perciò iniziati gli studi per verificare la possibilità di impiegare alcuni di questi farmaci nel trattamento dell’algodistrofia. Risultati particolarmente incoraggianti vengono proprio da uno studio italiano in cui 81 pazienti sono stati trattati con quattro infusioni di un bisfosfonato, il neridronato, o con un placebo. «Già dopo 20 giorni dall’inizio della terapia si ha un netto vantaggio a favore di neridronato e il dolore crolla quasi a zero dopo 40 giorni – puntualizza Sinigaglia, uno degli autori dello studio -. Per quanto riguarda poi la percentuale di pazienti che hanno avuto una riduzione del dolore superiore al 50% questa si è verificato nel 72% dei pazienti che ricevevano neridronato e solo nel 30% dei pazienti trattati con placebo. Si tratta di uno studio importante perché dovrebbe consentire di avere da parte di AIFA l’indicazione all’utilizzo di questo farmaco nella cura dell’algodistrofia».

[Fonte http://www.corriere.it/salute/reumatologia/13_novembre_04/algodistrofia-trattamento-efficace-un-dolore-acuto-che-resiste-antidolorifici-8c608c4e-455e-11e3-9115-48b024bd67ed.shtml]