Stress da Covid? “La miglior medicina è una passeggiata nella natura”

(di Max Cassani per La Stampa) – Ansia, irritabilità, ma anche apatia, stanchezza, insonnia: lo stress da coronavirus ha avuto un impatto negativo sul benessere e sulla salute mentale di molte persone. Secondo un’indagine commissionata dall’Ordine degli Psicologi, durante la prima ondata della pandemia ne ha sofferto oltre il 60% degli italiani; a maggior ragione si presume che ansia e depressione colpiscano anche in questa seconda ondata, che per di più coincide con la stagione invernale.

«In situazioni di emergenza il nostro fisico reagisce mettendo in atto una serie di meccanismi: si tratta di una reazione utile a farci stare allerta, ma che alla lunga può dar luogo a vari disturbi psicologici  legati alla prolungata esposizione allo stress», spiega lo psicologo Mauro Grimoldi, ex presidente dell’Ordine professionale lombardo.

L’Organizzazione mondiale della Sanità l’ha di recente definita “pandemic fatigue”: la paura prolungata e l’incertezza del futuro uniti all’isolamento forzato, alla ridotta socialità e alla poca attività fisica possono favorire l’insorgere di questi disturbi. «Non è un caso che negli ultimi mesi sia aumentato il ricorso agli sportelli di assistenza e supporto psicologico online», dice Grimoldi, che è anche responsabile di vari servizi di ascolto pubblici e privati.

E non è una coincidenza che l’estate scorsa si sia registrata una crescita delle vacanze in montagna e del turismo agreste in generale. Ok, in campagna e in quota il distanziamento è naturale e c’è meno rischio contagio rispetto a una spiaggia affollata o al ristorante in una città d’arte. Ma non è solo questo il punto. Il fatto è che la natura è di per sé una medicina contro lo stress da Covid.

Che si tratti di una passeggiata al parco o in un bosco, una “pillola” di natura al giorno riduce significativamente il livello di cortisolo (l’ormone dello stress) nel sangue e migliora l’umore: è la conclusione di un recente studio dell’Università del Michigan, secondo cui «bastano 20 minuti al giorno trascorsi nel verde per farci stare meglio», e senza ricorrere ad ansiolitici e antidepressivi.

«Durante la prima ondata della pandemia si è assistito a una curiosa crociata contro i runner e gli sportivi in genere – puntualizza Grimoldi –, quando ora è acclarato che i luoghi più a rischio contagio sono quelli al chiuso, non quelli all’aperto. Dunque è bene chiarire che l’attività sportiva open air, se praticata con gli accorgimenti che sappiamo, fa bene. Di più: è funzionale alla salute».

Quanto all’effetto benefico di un’escursione in montagna o a contatto con la natura, lo psicologo lo spiega così: «Da sempre sappiamo che le emozioni positive condizionano la salute del corpo e viceversa – conclude Mauro Grimoldi –. E’ il principio alla base del detto “mens sana in corpore sano”, e ciò vale a maggior ragione durante l’emergenza Covid. Se una passeggiata nel parco – ma potrebbe valere per qualsiasi altra attività – provoca un’emozione positiva, automaticamente questa emozione si trasformerà in benessere. I neurotrasmettitori del cervello producono infatti una catena di reazioni ormonali che migliorano il funzionamento dell’organismo. E’ il fondamento della psiconeuroimmunoendocrinologia: tanto più una persona sta bene psicologicamente, tanto meglio si sentirà anche fisicamente».