Coronavirus, corsa ai farmaci: Aifa valuterà anche l’antiparassitario Ivermectina contro l’infezione

Si amplia il ventaglio delle possibili terapie allo studio dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) contro l’infezione da Covid-19. Tra le ultime opzioni al vaglio dell’ente, ci sarà ora, secondo quanto si apprende, anche l’antiparassitario ivermectina. Intanto l’Agenzia è al lavoro per evitare carenze di farmaci utilizzati per il trattamento del Covid, come antimalarici e medicinali per le rianimazioni. L’ivermectina è un farmaco già disponibile sul mercato e approvato dall’Ente statunitense per i farmaci Fda come antiparassitario contro la scabbia e già utilizzato contro i virus Hiv, Zika, Dengue, West Nile e virus influenzali. 

Secondo primi dati pubblicati e sperimentazioni in corso in Australia, sarebbe in grado di bloccare rapidamente la carica virale del SarsCov2. Al momento vari sono gli studi in atto e autorizzati dall’Aifa su farmaci già in uso per altre patologie e dimostratisi potenzialmente efficaci contro il Covid-19: è il caso dell’anticorpo monoclonale usato per l’artrite reumatoide Tolicizumab o dell’antinfluenzale giapponese Avigan. In assenza al momento di farmaci specifici contro l’infezione da SarsCov2, sono indicate dall’Organizzazione mondiale della sanità come maggiormente promettenti la combinazione di farmaci anti-Aids Lopinavir/Ritonavir ed il farmaco antivirale Remdesivir, sviluppato inizialmente per la malattia da virus Ebola e potenzialmente attivo contro il Covid-19.

Ma altre nuove sperimentazioni stanno partendo, come il progetto di ricerca tra Toscana Life Sciences di Siena e l’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma: l’obiettivo è clonare gli anticorpi monoclonali da pazienti convalescenti partendo dal loro plasma per sviluppare una cura ed un futuro vaccino. L’approccio dell’ utilizzo del plasma di pazienti guariti è stato già messo in pratica in Cina con prime evidenze positive. Altra tipologia di farmaci utilizzata ‘off label’, ovvero fuori dall’indicazione originaria, è rappresentata da alcuni antimalarici. È stato infatti di recente inserito a carico del Ssn l’uso off label di clorochina e idrossiclorochina, che mostrano dati preliminari di potenziale attività antivirale. Inserito nella lista dei farmaci erogabili pure l’interferone beta 1-a con l’indicazione ‘Trattamento di supporto dei pazienti affetti da Covid-19’. Tuttavia, in un momento in cui «vengono continuamente resi noti nuovi dati per lo più incompleti – sottolinea l’Aifa – le nuove evidenze possono imporre alcune modifiche rispetto alle decisioni assunte solo poche settimane fa».

In particolare, l’Aifa avverte come in questo momento si ritiene dunque opportuno non raccomandare l’associazione di idrossiclorochina e lopinavir/ ritonavir o darunavir/cobicistat (altra combinazione anti-Hiv) poichè «a fronte di evidenze ancora incerte di un miglioramento dell’efficacia a seguito della combinazione, i dati indicano un rischio di potenziamento degli effetti tossici». Intanto, L’Aifa sottolinea all’ANSA di essere al lavoro per evitare carenze di farmaci in questo periodo di emergenza e che attuerà iniziative mirate contro, in particolare, la carenza di antivirali come l’idrossiclorochina, utilizzata anche per il trattamento del Covid-19, ed i farmaci ospedalieri per le rianimazioni. (Il Messaggero)