L’aspirina a basse dosi non sembra avere benefici per gli anziani in salute
L’aspirina a basse dosi non porterebbe vantaggi per la salute negli anziani che non hanno particolari malattie o disabilità. Ad affermarlo è uno studio clinico condotto dall’Nih, un’agenzia del dipartimento della Salute degli Stati Uniti. I risultati dello studio sono pubblicati in tre articoli su The New England Journal of Medicine. Le ricerche hanno analizzato gli eventuali benefici dell’aspirina, in persone anziane sane, sulla salute cardiovascolare, sulla sopravvivenza libera da disabilità e sulla mortalità per tutte le cause.
I ricercatori sono partiti dal fatto che l’aspirina rappresenta una terapia consolidata per la prevenzione secondaria di eventi cardiovascolari importanti, come infarto e ictus, per cui l’assunzione regolare di questo farmaco è raccomandata in persone che già hanno patologie vascolari come la cardiopatia coronarica e dunque che presentano un rischio maggiore rispetto alla popolazione generale, di questi gravi episodi cardiaci.
Mentre l’efficacia dell’aspirina nella prevenzione primaria dei problemi cardiovascolari (in chi non ha già malattie) non è così nota e studiata. “Gli effetti di questo farmaco in persone di età avanzata che non hanno una malattia già in corso sono ancora non ben definiti”, sottolinea Evan Hadley, direttore della divisione di geriatria e gerontologia clinica del National Institute on Aging statunitense, “e questo studio mostra il perché è così importante svolgere questo genere di ricerca, che permette di ottenere una fotografia più completa dei benefici e dei rischi dell’aspirina fra gli anziani in salute”.
Così, per indagare meglio questi effetti, gli autori hanno condotto un vasto studio clinico, chiamato Aspree, (ASPirin in Reducing Events in the Elderly – l’aspirina nella riduzione degli eventi negli anziani), coinvolgendo più di 19mila persone che all’inizio della ricerca avevano dai 65 anni in su (per lo più australiani, ma anche statunitensi). Alla partenza, tutti i partecipanti erano in salute, cioè non avevano condizioni patologiche che richiedessero l’uso di aspirina e non avevano demenza o altre disabilità. E lo studio è durato quasi cinque anni.
In base ai dati, un trattamento costante con 100 mg di aspirina al giorno, che corrisponde ad un dosaggio basso, non modifica (né positivamente, né negativamente) la sopravvivenza libera da demenza o disabilità, ovvero non aumenta (né diminuisce) la durata di vita senza questi problemi di salute: le percentuali di persone che hanno sviluppato una disabilità sono circa identiche sia nel gruppo che ha assunto il farmaco sia in quello che prendeva il placebo.
Chi ha assunto l’aspirina, inoltre, mostra un rischio di morte per tutte le cause pari a 5.9%, superiore rispetto a quello del gruppo di controllo, pari a 5,2%, tuttavia, gli autori sottolineano che questo effetto associato all’aspirina non era stato osservato in studi precedenti e che il risultato deve essere interpretato con cautela, dato che potrebbe anche essere casuale. Il maggiore rischio riscontrato nello studio è associato soprattutto a casi di tumore In generale, in tutti i gruppi di partecipanti, il decesso è dovuto per lo più ad una qualche forma di cancro (nel 50% dei casi), a malattie cardiache ed ictus nel 19% dei casi e nel 5% ad emorragie.
Un altro dato importante riguarda le malattie e gli eventi cardiovascolari importanti, fra cui la malattia coronarica, l’infarto (non fatale) ed ictus ischemico fatale e non fatale: la percentuale di incidenza di questi gravi problemi è molto simile nel gruppo a cui è stata somministrata l’aspirina e nel caso del placebo: si parla di 448 persone nel primo e 474 nel secondo. Mentre nel gruppo dell’aspirina aumenta in maniera significativa il rischio di sanguinamento ed emorragie – un problema già noto, associato all’uso regolare di questo farmaco – principalmente nel tratto gastrointestinale e a livello cerebrale (361 persone contro le 265 del gruppo placebo, il 3,8% contro il 2,7%).
La ricerca conclude che non sembrano esservi particolari benefici rispetto alle problematiche prese in considerazione. Tuttavia, rimarcano gli autori, il risultato non si applica a persone con meno di 65 anni o che hanno indicazioni per l’assunzione di tale farmaco, come infarto, ictus o altre malattie cardiovascolari. Gli anziani, infatti, devono utilizzare l’aspirina seguendo le indicazioni del medico, come rimarca Hadley. E questa ricerca apre la strada ad altri studi sul tema, per definire sempre meglio i benefici e i rischi dell’aspirina, uno dei farmaci più diffusi e prescritti al mondo. (Wired)