Perché fa male l’avampiede?
Se avvertire la sensazione di avere un sasso sotto la pianta del piede, fareste bene a non sottovalutarla, perché al fastidio può aggiungersi il dolore e con il tempo anche altre alterazioni. «Il dolore sotto l’avampiede, o meglio metatarsalgia , è un disturbo comune che può avere molteplici cause, ma che nella maggior parte dei casi è conseguenza di un eccessivo carico. In pratica, il peso non è più distribuito, come dovrebbe, in modo uniforme su tutti e cinque i metatarsi (le ossa della pianta del piede), ma quasi esclusivamente sui tre centrali, non strutturati per sopportare il sovraccarico. Ecco perché spesso si parla di abbassamento o caduta dei metatarsi» premette Angelo Chessa, responsabile dell’Unità di chirurgia del piede dell’Ospedale San Paolo di Milano.
Fattori che possono favorire il disturbo?
«Nei giovani la causa più frequente di sovraccarico sull’avampiede con conseguente dolore è l’intensa attività fisica, soprattutto qualora si pratichino sport in cui c’è un impatto continuo dei piedi con il terreno, come corsa, calcio o pallacanestro, a volte con la complicità di scarpe non adatte per il tipo di attività. Sempre in tema di calzature, le donne farebbero bene a non esagerare con tacchi molto alti e scarpe a punta che aumentano il carico sulla parte anteriore del piede. Non a caso la metatarsalgia mostra una netta predilezione per il sesso femminile. Va comunque detto che spesso tutto parte da deformità dei piedi congenite o acquisite, come piede piatto, piede cavo, alluce valgo».
Come si presenta il dolore?
«Oltre alla tipica sensazione di avere un sasso sotto al piede, si avverte un dolore, più o meno intenso, nella parte anteriore del piede che aumenta dopo essere stati a lungo in piedi o aver camminato. Di solito questo tipo di dolore non trae grande giovamento dall’uso di antidolorifici e questo è uno dei motivi che induce il paziente a rivolgersi a uno specialista»
Possono esserci altri disturbi?
«Al dolore si può aggiungere, con il passare del tempo, la formazione di un ispessimento della cute sotto la pianta (ipercheratosi) che, anche se rimossa, tende nuovamente a comparire. Se non si interviene, il continuo sovraccarico può poi favorire lo sviluppo di dita a martello. Nella maggior parte dei casi questa deformità interessa secondo, terzo e/o quarto dito che assumono un aspetto curvo».
Quali sono gli esami utili?
«Il primo esame per capire a che cosa è dovuta la metatarsalgia è l’esecuzione di una radiografia del piede sotto carico, quindi stando in piedi. A questo esame, se lo specialista lo ritiene opportuno, si possono far seguire l’analisi del passo computerizzata e la baropodometria, che rileva le pressioni esercitate dal piede, fermo o in movimento, punto per punto. Esami più impegnativi come risonanza magnetica o Tac vengono riservati a casi selezionati».
Che cosa si può fare?
«Se la metatarsalgia è insorta da poco, si opta per un approccio conservativo: riposo, eventuali impacchi con ghiaccio, fisioterapia, farmaci antidolorifici al bisogno (che, però, non sempre hanno gli effetti desiderati), specifici plantari per ridurre il sovraccarico sull’avampiede. Utile dimagrire se si è in forte sovrappeso e limitare l’uso di scarpe con tacco molto alto. Ma nessuno di questi provvedimenti può far regredire, se si è già instaurata, l’eventuale patologia, per esempio l’alluce valgo, che ha dato origine al dolore. Ecco perché in presenza di importanti deformità del piede l’unica strategia risolutiva è spesso quella chirurgica». (corriere.it)