Sindrome delle faccette articolari lombari: una causa frequente di mal di schiena

Il mal di schiena lombare con coinvolgimento o meno degli arti inferiori è un problema molto comune nella nostra società. Esso si puo’ dividere in una forma acuta e in una cronica.

La forma acuta è caratterizzata da una breve durata (inferiore ai tre mesi) mentre la forma cronica persiste nel tempo. Una delle cause più comuni della forma cronica è la sindrome delle faccette articolari lombari.

Ogni vertebra è in rapporto con quella sopra e quella sotto in tre punti:

– Il disco intervertebrale davanti

– Due faccette articolari o articolazioni zigo-apofisarie dietro (una per lato)

Quando c’è un’ernia del disco o un crollo vertebrale mutano anche i rapporti tra le faccette articolari. Questa alterazione puo’ partecipare al dolore in modo più o meno significativo.

Dal 15 al 40% delle lombalgie croniche è dovuto alla sindrome delle faccette articolari. Ovviamente tale sindrome puo’ essere affiancata da altri problemi contribuendo, in modo prevalente o parziale, al dolore e alla disabilità.

Storia e curiosità

Fino al 1934 si considerava la lombalgia come un dolore di origine articolare come quello dell’artrite dell’anca, del ginocchio,…ed era attribuito alla patologia delle faccette articolari e delle articolazioni sacro iliache (di cui non si parlerà in questo articolo).

Nel 1934 Mixter e Barr cominciarono a parlare di ernia discale e la sindrome delle faccette articolari lombari passo’ completamente nel dimenticatoio e non si pubblicarono articoli medici riguardo alla sindrome delle faccette fino al 1956.

Come riconoscere la sindrome della faccette articolari

La diagnosi si sospetta dalla descrizione del dolore e facendo praticare al paziente sia in modo passivo che in modo attivo dei movimenti che vadano a mettere in moto le faccette stesse:

  • Dolore in sede lombare profondo, spesso prevalente da un lato rispetto all’altro.
  • Dolore riferito all’inguine, alla coscia, alla natica e alla cresta iliaca
  • Dolore alla digitopressione delle faccette stesse
  • Aumento del dolore con il movimento di estensione (inarcamento all’indietro) della colonna
  • Dolore alla rotazione del tronco verso il lato affetto
  • Aggravamento dei dolori dopo prolungata stazione eretta e posizione seduta
  • Miglioramento con il riposo a letto
  • Rigidita’ della colonna
  • Assenza di deficit neurologici degli arti inferiori della sensibilità e del movimento
  • Quadro radiologico dei raggi X, della TAC e della risonanza magnetica tipici

Per avere una diagnosi certa della sindrome è necessario praticare dei test di infiltrazione delle stesse con l’uso di anestetico locale.

Terapia

La sindrome delle faccette articolari beneficia in prima istanza di trattamenti farmacologici anti-infiammatori insieme ad un approccio fisioterapeutico integrato (ossia esercizi più educazione posturale).

Quando la terapia conservativa è inefficace allora è possibile attuare delle infiltrazioni e un trattamento con radiofrequenza. La caratteristica fondamentale di tali infiltrazioni è che hanno una bassissima incidenza di complicanze se effettuati con la guida dei raggi X.
In effetti si praticano (relativamente) lontano dal disco intervertebrale, dal midollo spinale, dalle radici nervose e dai vasi.

E’ possibile infiltrare le faccette con anestetico e cortisone oppure fare un trattamento elettrico che toglie l’innervazione di queste strutture. I risultati del trattamento elettrico durano per un tempo più prolungato.
Dopo le infiltrazioni è necessario comunque impegnarsi in un percorso di riabilitazione proporzionale alle proprie possibilità.

Tecnica dell’infiltrazione

L’infiltrazione viene comunemente fatta su almeno tre livelli e solitamente si parte dal lato ritenuto più doloroso. Il paziente è sdraiato a pancia in giu’. Si impiegano i raggi X per cui è controindicato in persone in stato di gravidanza o presunta tale.

L’infiltrazione consiste nel posizionare la punta dell’ago vicino o dentro la faccetta articolare ed è dolorosa come la puntura di un’altra articolazione. Tale dolore è solitamente ben tollerato. In rari casi alcuni pazienti lamentano dolore che sparisce nell’arco di 24 ore lungo la traiettoria dell’ago.
Per prevenire le infezioni l’infiltrazione va praticata solo in una sala operatoria con tecnica sterile.

Risultati

Se c’è una buona selezione del paziente i risultati sono eclatanti. Queste infiltrazioni non controindicano altre terapie infiltrative o chirurgiche. (Medicitalia)