Il matrimonio e altre 5 idee per mantenere il cuore in salute
(di Adriana Bazzi per Corriere della Sera) – Ormai non se ne può più di sentire che una sana alimentazione e una costante attività fisica aiutano a prevenire le malattie cardiovascolari: ne siamo tutti convinti, basta farlo. Ci sono, però, altri fattori, di tipo psicosociale per esempio, che hanno a che fare con la salute del cuore. Proprio a questi (oltre che ad alcune novità in tema di alimentazione) sono state dedicate alcune ricerche presentate al congresso della European Society of Cardiology appena concluso a Madrid. Eccone alcune.
Meglio sposati che single
Il matrimonio può allungare la vita non solo di una persona che ha già avuto un attacco di cuore, ma anche di chi soffre dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare come gli elevati tassi di colesterolo, l’ipertensione e il diabete. Lo dimostra un’imponente studio inglese, condotto all’Aston Medical School di Birmingham, che ha analizzato quasi un milione di pazienti, dividendoli fra sposati, single, divorziati e vedovi. Ecco due o tre risultati. I pazienti sposati, colpiti da un attacco di cuore, hanno avuto maggiori chance di sopravvivenza (del 14 per cento) rispetto ai single, durante il periodo dello studio. E ugualmente gli sposati con fattori di rischio. È probabile che il fatto di avere un compagno non solo offra un supporto psicologico, ma aiuti anche a seguire meglio le cure.
Chi si laurea vive di più
Arrivare alla laurea non significa soltanto avere l’opportunità di trovare un buon lavoro, ma anche di proteggere la salute del proprio cuore. Secondo uno studio, pubblicato sul British Medical Journal, chi si laurea, rispetto a chi termina gli studi 3,6 anni prima (i ricercatori hanno fatto calcoli precisi), si vede ridurre di un terzo il rischio di andare incontro al rischio di malattie cardiovascolari. Secondo gli autori dello studio (un gruppo internazionale che comprende l’University College di Londra, l’Università di Losanna e l’Università di Oxford), chi ha una predisposizione allo studio è anche portato a fumare di meno, ad avere un più basso indice di massa corporea e normali livelli di lipidi nel sangue, cioè ha meno fattoi di rischio. Il messaggio, per chi si occupa di salute pubblica, è che aumentare gli anni di studio può aiutare nelle prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Un buon sonno come medicina
Dormire male non fa bene al cuore. Uno studio giapponese, condotto su quasi 13mila persone, ha messo in relazione i disturbi del sonno con due condizioni specifiche, la cardiopatia ischemica e l’ictus. «I disturbi del sonno – ha commentato Nobuo Sasaki dell’Hiroshima Atomic Bomb Casualty Council, principale autore dello studio – comprendono o una ridotta o un’eccessiva durata, la difficoltà ad addormentarsi e i frequenti risvegli». Secondo i risultati dello studio i disturbi del sonno sono una volta e mezza più frequenti fra chi soffre di cardiopatia ischemia e ictus, rispetto a chi non ne è affetto. In particolare i disturbi più frequenti, nel primo caso, sono risultati la brevità del sonno e i frequenti risvegli. Ecco perché favorire in tutti i modi un buon sonno può essere utile nella prevenzione dei disturbi cardiovascolari.
Il caffè? Quattro tazzine
Sul caffè si è detto di tutto e di più. Ma una ricerca condotta su ben 20mila persone nell’area Mediterranea (dove si beve un caffè più ristretto rispetto a quello consumato in altri Paesi) ha dimostrato che le persone che ne bevono almeno quattro tazzine al giorno hanno un rischio ridotto del 64 per cento di morire per qualsiasi causa (comprese quelle cardiovascolari) rispetto a chi non ne consuma. E per ogni due tazze in più, il beneficio aumenta, in particolare per chi ha superato i 45 anni (non per i più giovani). Gli autori dello studio (che fa parte di un progetto chiamato “Sun”, cominciato nel 1999 con l’obiettivo di seguire nel tempo lo stato di salute di oltre 22mila laureati spagnoli) non dicono, però, qual è il limite massimo del consumo. A questo punto serve il buon senso.
Il cuore non ama il sale
Il consumo di sale in eccesso è considerato una delle principali cause di ipertensione, di cardiopatia ischemica e di ictus. Nuove prove dimostrano che è coinvolto anche nello scompenso di cuore, un’altra delle principali cause di mortalità cardiovascolare. I dati emergono da uno studio, il North Karelia Salt Study, condotto in Finlandia, e ha riguardato 4.630 persone, seguite per 12 anni. «Un elevato consumo di sale – ha commentato Pekka Jousilahti, ricercatore al National Institute for Health and Welfare di Helsinki – aumenta notevolmente il rischio di scompenso cardiaco. E questo rischio non è correlato alla pressione arteriosa». Il cuore, dunque, non ama il sale. «Le persone che consumano più di 13,7 grammi di sale al giorno – continua il ricercatore – hanno un rischio raddoppiato di scompenso, paragonato a quello di chi consuma meno di 6,8 grammi». L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un massimo di 5 grammi al giorno, il bisogno fisiologico è di 2-3 grammi al giorno.
Mele e cioccolato: ricetta italiana
Il cioccolato fondente è un toccasana, meglio ancora se è arricchito con olio di oliva o con la mela rossa Panaia (un’antica varietà italiana di mele autunnali). La proposta arriva dall’Università di Pisa. «Si sa che una dieta sana riduce il rischio di malattie cardiovascolari – commenta Rossella Di Stefano, cardiologa dell’università toscana -. Frutta e vegetali hanno effetti benefici grazie ai polifenoli contenuti nel cacao, nell’olio di oliva e nelle mele, in particolare nella varietà Panaia». Così i ricercatori hanno valutato gli effetti del cioccolato, con l’aggiunta dei due ingredienti, in persone con almeno tre fattori di rischio cardiovascolari (fumo, colesterolo alto e ipertensione), oppure una storia familiare di malattie cardiovascolari. In particolare hanno valutato il peggioramento dell’aterosclerosi (caratterizzata dall’accumulo di grassi nelle arterie e causa di malattie cardiovascolari). Il più efficace, nel migliorare il profilo di rischio cardiovascolare, è risultato il cioccolato all’olio.