Menisco lesionato: quando scegliere di operarsi
Possono lesionarsi da soli o in associazione alla rottura di uno dei due legamenti crociati. I menischi sono parti fibro-cartilaginee che agiscono come «ammortizzatori» tra il femore e la tibia. Ogni anno, soprattutto praticando un’attività sportiva, se li lesionano centocinquantamila italiani. Molti dei quali, dopo l’infortunio, non sanno quale strada imboccare: quella della ripresa motoria o dell’intervento chirurgico? Non c’è una soluzione valida su larga scala. Quella più opportuna varia a seconda dell’età del paziente e delle sue esigenze.
Ai fini della scelta, è decisivo l’accertamento della presenza di un processo degenerativo di natura artrosica a carico del ginocchio. Se presente, hanno notato i ricercatori, conviene escludere l’ingresso in sala operatoria. Altrimenti ben venga il ricorso alla chirurgia. È questo il caso che riguarda le lesioni da trauma negli sportivi, che hanno un’età per cui si opta per la rimozione in artroscopia del menisco lesionato.
Ogni anno due milioni di persone nel mondo si sottopongono all’intervento mininvasivo, che garantisce al paziente la scomparsa del dolore, con una riduzione dei tempi chirurgici, di degenza ospedaliera e di recupero complessivo. Ma in un ginocchio usurato, la rimozione del menisco può rendere fragile la tenuta dell’intera articolazione. Meglio allora, in questi casi, prediligere l’attività fisica. Come? Effettuando esercizi in posizione di scarico, almeno 2-3 volte alla settimana. Via libera alla bicicletta, così come alla cyclette. Ok anche per il nuoto e per tutti gli sport praticati in acqua alta. (La Stampa)