La scienza spiega come preparare al meglio un esame
Ogni studente ha un proprio metodo per preparare compiti in classe o esami. C’è chi, per esempio, ripete a macchinetta tutto ciò che legge, cercando di imparare a memoria ogni cosa; altri, invece, preferiscono farsi riassunti o schemi così da ricordarsi solo le cose che ritengono più importanti. Alcuni, poi, studiano di mattina perché più svegli, molti preferiscono il pomeriggio e c’è qualcuno che addirittura prende in mano i libri la sera e va avanti a leggerli fino a notte fonda. Insomma, ognuno ha un proprio metodo che può risultare più o meno funzionale di altri, ma ci sono tattiche scientificamente provate che permettono di ottimizzare il tempo di studio e apprendere le nozioni in modo semplice ed efficace.
Una cosa fondamentale per rendere più stimolante lo studio è fissare dei traguardi e fare di tutto per raggiungerli, come fosse una sfida. In questo modo, l’autostima crescerà così come la voglia e la consapevolezza di poter fare di più. Ovviamente, non bisogna tentare l’impossibile, basta, per esempio, provare a finire di leggere un intero capitolo in meno di un’ora. Molti studenti, in realtà, si mettono alla prova con imprese titaniche quali studiare tutto il materiale d’esame in meno di 2 giorni. Questo è sbagliatissimo, poiché fare intense sessioni di studio non aiuta il cervello a ricordare meglio, anzi gli impedisce di assimilare la maggior parte delle informazioni per via della stanchezza. Come ci si sente ripetere dalla prima elementare, la cosa migliore per arrivare preparati a un compito o a un esame è suddividere lo studio nell’arco di più settimane.
Molti utilizzano quasi compulsivamente l’evidenziatore, così da sottolineare ciò che pensano sia più rilevante all’interno di un testo. Per quanto questo metodo possa sembrare efficace, in realtà non lo è affatto. Alcuni esperti lo ritengono, anzi, controproducente poiché si rischia di focalizzarsi su informazioni che solo a noi paiono importanti, a scapito, magari, di quelle che davvero lo sono. Molto più utili, invece, diagrammi, schemi e riassunti i quali sintetizzano i concetti chiave imprimendoli nella mente, ma costringono gli studenti a rileggere comunque i testi. Un altro mito da sfatare è quello della musica: ricerche recenti hanno evidenziato che avere un costante sottofondo non aiuta a concentrarsi, ma, al contrario, distrae e automaticamente si è portati a immagazzinare meno nozioni di quanto si potrebbe se ci fosse assoluto silenzio. A tal proposito è, infatti, importante trovare un luogo tranquillo, ordinato e che permetta di studiare al meglio: così facendo, grazie a un effetto automatico di condizionamento chiamato anche priming, il cervello capirà che è il momento di apprendere e sarà più propenso a farlo.
Ogni volta che ci troviamo a dover preparare un esame, ci poniamo, ovviamente, come obiettivo quello di superare il test. È molto più produttivo, invece, convincersi di dover successivamente spiegare a qualcuno ciò che in quel momento si sta studiando. In questo modo, inconsapevolmente, si elaborano le informazioni in modo più coerente e chiaro. Questo non può accadere, tuttavia, se si studia di notte, poiché fare le ore piccole stando sui libri può portare a un temporaneo danneggiamento delle capacità mnemoniche, rischiando di rendere inutili le giornate di studio successive.
L’ultimo, e quasi scontato consiglio è quello di lasciare lo smartphone in un’altra stanza, possibilmente la più lontana da quella in cui ci si trova, così da rendere ancora più remota l’idea di alzarsi per andare a prenderlo. Chattare con gli amici, stare sui social o navigare in Internet, non solo distrae, ma rischia anche di offuscare i ricordi relativi a ciò che si è studiato poco prima. Applicando questi metodi, ovviamente, non si ha la sicurezza di raggiungere il voto massimo, ma le probabilità che ciò succeda aumentano!
[Fonte http://www.vocidicitta.it/attualita/la-scienza-spiega-come-preparare-al-meglio-un-esame/]