Pseudoartrosi
Dopo una frattura, è possibile che l’osso non si consolidi. Questa è una complicazione causata dall’interruzione dei normali processi di guarigione della frattura. La mancata consolidazione dell’osso viene, appunto, definita pseudoatrosi.
Affinché guarisca, una frattura ha bisogno di una buona stabilità e di un adeguato apporto di sangue, infatti, tramite il sangue sono trasportati tutti i componenti necessari come l’ossigeno, cellule deputate alla produzione di nuovo tessuto e i fattori di crescita.
Le due estremità ossee devono essere posizionate bene e restare ferme per tutto il tempo necessario per la guarigione. Una frattura composta può essere corretta con l’ingessatura oppure, a volte, può essere necessario un intervento chirurgico.
Le pseudoartrosi sono più frequenti nei distretti in cui la vascolarizzazione ossea non è adeguata.
Ossa, come il femore prossimale e le piccole ossa del polso (ad ex. lo scafoide), sono dotate di un circolo piuttosto precario: l’afflusso di sangue può essere facilmente interrotto in caso di frattura.
Alcune ossa, come la tibia, hanno un discreto apporto ematico ma, essendo ricoperte da un sottilissimo strato di tessuti molli che può facilmente essere danneggiato in caso di traumi gravi, il trauma può compromettere l’irrorazione della zona interessata.
Il sintomo principale è il dolore nella zona interessata che può essere costante o dovuto a carico e/o a movimento.
La pseudoartrosi si diagnostica tramite:
- Radiografie
- Risonanza magnetica nucleare
- Esami di laboratorio per escludere eventuali cause che favoriscono la pseudoartrosi, come infezioni, anemia o diabete
Il trattamento può essere chirurgico e non chirurgico.
- Trattamento non chirurgico: si sono dimostrati efficaci i campi elettromagnetici pulsati (CEMP) e le onde d’urto. Entrambi i metodi richiedono l’utilizzo di apparecchiature da applicare sulla cute.
- Trattamento chirurgico: può essere di due tipi, fissazione interna e fissazione esterna. Nel primo caso, vengono utilizzati placche e viti, oppure chiodi endomidollari; nel secondo caso, i capi osseii vengono ancorati sull’osso sano, senza apporre corpi estranei sul punto di pseudoartrosi.
Il trattamento chirurgico può prevedere degli innesti ossei:
- Innesti ossei autologhi, il frammento osseo da innestare viene prelevato dal paziente stesso.
- Innesti ossei omologhi, si utilizza osso proveniente da un donatore.
- Sostituti ossei, materiali sintetici che hanno una composizione molto simile a quella dell’osso umano.
Sono fattori di rischio tutte quelle condizioni che non permettono un’adeguata vascolarizzazione del tessuto osseo interessato. Tra queste le principali sono:
- fumo
- età avanzata
- anemia
- diabete
- assunzione di analgesici
- corticosteroidi
- infezione
- carenza di proteine, calcio, vitamina C e vitamina D
[Fonte http://www.pazienti.it/blog/pseudoartrosi-come-si-cura-18112016]