Protesi all’anca e al ginocchio: i diversi tipi e le tecniche di impianto
La patologia che più frequentemente richiede la sostituzione protesica di una articolazione è l’artrosi. Sandro Rossetti, primario di ortopedia all’Ospedale San Camillo di Roma, spiega come si interviene.
PER CHI SONO INDICATE. Il medico prescrive l’intervento chirurgico quando la cartilagine dell’articolazione risulta molto danneggiata.
LE TECNICHE. L’intervento di artroprotesi cambia in base alla sede di impianto della protesi – anca, ginocchio o spalla – e alle esigenze del singolo paziente. Dura all’incirca 40 minuti, richiede cinque giorni di ricovero e dopo 30 giorni si abbandonano i bastoni.
ANCA. Gli interventi di sostituzione protesica dell’anca possono essere classificati in due tipologie: la sostituzione totale o artroprotesi, che prevede di intervenire su entrambe le componenti articolari, femorale e acetabolare; la sostituzione parziale, comunemente indicata con il termine endoprotesi, che si effettua nelle fratture sottocapitate del collo del femore e che non prevede l’impianto della componente acetabolare. La protesi d’anca è costituita da alcuni elementi che sostituiscono funzionalmente le componenti acetabolare e femorale dell’articolazione fisiologica: il cotile, generalmente metallico, in cui viene posizionato un inserto di polietilene, ceramica, o metallo; lo stelo metallico sulla cui estremità superiore, denominata collo, viene inserita una testa metallica o di ceramica a seconda dell’età del paziente. Lo stelo e il cotile possono essere «fissati» all’osso utilizzando il «cemento» (protesi cementata) o come accade sempre più frequentemente, semplicemente «impattando» le componenti protesiche nella sede opportunamente preparata senza l’utilizzo di cemento (protesi non cementata). Queste ultime sono generalmente realizzate in titanio e presentano una superficie porosa o rivestita di idrossiapatite, per favorire la crescita di tessuto osseo sulla protesi.
GINOCCHIO. Anche per il ginocchio diversi sono i modelli di artroprotesi. Esistono le protesi monocompartimentali che prevedono la sostituzione di un solo versante articolare o di parte di esso (condilo femorale laterale, condilo femorale mediale, emipiatto tibiale, ecc.), e le protesi totali o tricompartimentali che prevedono la sostituzione della componente femorale, tibiale e rotulea. Le protesi possono conservare le strutture legamentose proprie del ginocchio quando queste sono in buone condizioni, o sostituirle a seconda del grado di lassità fino ad arrivare a una protesi semivincolata o vincolata a cerniera nei gravi casi di lesione complessa articolare e legamentosa.
DOPO L’INTERVENTO. Tutti gli interventi di artroprotesi richiedono non meno di 15 giorni di fisioterapia. Dopo aver lasciato i bastoni, è previsto un periodo di rinforzo muscolare da effettuare in palestra o in acqua. Le protesi di ultima generazione, grazie all’aumento del coefficiente di scivolamento dei materiali, se affidate in mani esperte, hanno una durata di 15-20 anni.
[Fonte http://www.ok-salute.it/diagnosi-e-cure/protesi-allanca-e-al-ginocchio-i-diversi-tipi-e-le-tecniche-di-impianto/]