E’ da tempo noto come una regolare attività fisica sia in grado di ridurre le probabilità di andare incontro a infarto e, più in generale, ad altri nefasti eventi cardiaci. Uno studio svedese di qualche anno fa particolarmente significativo, poiché effettuato su oltre settemila volontari e con un follow up di oltre venti anni, ha dimostrato che coloro che praticano un livello di esercizio vigoroso avevano, rispetto ai colleghi che si esercitavano in maniera leggera o discontinua, un rischio di mortalità cardiovascolare inferiore del 28%. Più di recente la buona notizia che ci arriva dai ricercatori della Norwegian University of Science and Technology: chi, pur allenandosi regolarmente, subisce comunque un infarto, si riprende con migliori risultati e molto più rapidamente, a confronto di chi è inattivo. Benefici che si estendono anche ai numerosi sportivi “maturi”, quelli che hanno cominciato a muoversi solo dopo avere compiuto abbondantemente gli “anta” … insomma, non è mai troppo tardi per recuperare il tempo perduto!
RIABILITAZIONE POST INFARTO — Il danno provocato da un infarto rappresenta un fattore rilevante di mortalità, come dimostrato dall’elevata incidenza di casi di scompenso cardiaco in chi in precedenza era riuscito a superare indenne l’attacco di cuore. In passato, i cardiologi ritenevano che l’esercizio fisico negli infartuati fosse possibile solo se questi si trovavano in ottime condizioni di salute, ritenendo che solo questa categoria di pazienti potesse essere in grado di sopportare senza problemi gli sforzi fisici. Ma da un decennio a questa parte, i numerosi studi compiuti in quest’ambito, hanno completamente modificato la strategia terapeutica, tant’è che alla riabilitazione cardiaca sono ammessi tutti i pazienti reduci da un infarto miocardico, una volta raggiunta la fase di stabilità. Il motivo? L’esercizio fisico ha lo scopo di consentire al cuore di lavorare a una certa intensità con un dispendio energetico minore e, di conseguenza, con uno sforzo inferiore. Una condizione che permette ai pazienti cardiologici di fare faticare meno il loro motore e di vivere, quindi, più a lungo.
benefici del training — Sono dovuti in gran parte alla concomitante variazione di alcuni fattori di rischio. Un allenamento costante (associato a una dieta ipocalorica) produce un calo ponderale, contrastando sovrappeso e obesità; diminuisce l’incidenza d’ipertensione, abbassando sia la pressione massima (circa 10 mmHg), sia quella minima (circa 7-8 mmHg); favorisce il calo del colesterolo “cattivo” (LDL) e aumenta la frazione di quello “buono”; contribuisce a tenere sotto controllo i trigliceridi. L’esercizio fisico, inoltre, determina una riduzione della frequenza cardiaca a riposo e sotto sforzo; un miglioramento della contrattilità del cuore che pompa di più e meglio; una riduzione della richiesta miocardica di ossigeno.
intensità delle sedute — L’attività fisica, come avviene abitualmente quando si assume un farmaco, per essere davvero efficace e senza controindicazioni, deve essere perfettamente dosata e prescritta da personale esperto e specializzato. Detto ciò, l’intensità ottimale, misurabile calcolando la frequenza cardiaca, deve avere un valore compreso tra il 70 e 85% della FC massimale. La durata delle sedute può oscillare dai 5 ai 60 minuti, in funzione dello stato di salute e preparazione fisica del paziente. E’ bene sottolineare che i benefici terapeutici si ottengono solo quando si raggiungono i 20-30 minuti di attività continuativa. Inizialmente le sedute sono quotidiane, mentre in seguito divengono tri-settimanali.
programma di allenamento — Il training riabilitativo che, ricordiamo, dovrà sempre comprendere una fase di riscaldamento e, al termine dello sforzo, un’adeguata fase di stretching e rilassamento, si basa essenzialmente su un’attività aerobica moderata (corsa leggera, camminata veloce, nuoto, bicicletta et.), cui aggiungere la ginnastica respiratoria (da svolgere quotidianamente) e la tonificazione degli arti inferiori, superiori e addome. Fondamentale allenare anche alcune qualità psicomotorie: su tutte coordinazione ed equilibrio. Si consiglia di evitare ogni attività fisica dopo aver mangiato e di attendere almeno tre ore dopo il pasto. Le condizioni climatiche vanno tenute in considerazione: mentre il freddo, se si è ben coperti, non può essere motivo di rinuncia, il caldo, all’opposto, è da ritenersi un fattore di rischio, è, quindi, consigliabile evitare le ore di maggior calura e allenarsi in un luogo ben aerato. (Gazzetta.it)