Parkinson: la dieta influenza le cure, ecco 10 regole
In occasione della Giornata nazionale della malattia, il Centro Parkinson-ICP di Milano ha presentato i dati preliminari di uno studio sulle abitudini alimentari dei malati, che ha utilizzato il software online dell’Osservatorio nutrizionale Grana Padano.
In Italia si contano circa 120 mila malati di Parkinson, che è la malattia neurodegenerativa più diffusa dopo l’Alzheimer. Dallo studio è emerso che i malati hanno un’assunzione di calorie maggiore (di circa 400 kcal) rispetto alle persone sane, nonostante abbiano minore peso, minore indice di massa corporea e uno stile di vita più sedentario.
Vi è inoltre un’assunzione significativamente maggiore di tutti i macronutrienti e i micronutrienti, a eccezione di vitamina B12, calcio e vitamina D.
L’assunzione di proteine correla con un aumentato fabbisogno di levodopa (0,38 mg/kg di peso corporeo), il farmaco di riferimento per la malattia, indipendentemente dalla durata di malattia. Nei malati si osserva una prevalenza di stipsi del 47% rispetto al 7% delle persone sane e un’idratazione inferiore. Quindi i malati bevono meno acqua anche se introducono più fibra. Anche la presenza di stipsi correla con un aumentato fabbisogno di levodopa.
Ecco, sulla base di questi risultati, le 10 regole degli esperti dell’Osservatorio nutrizionale per personalizzare il trattamento dietetico migliorando l’efficacia della terapia farmacologica e lo stato generale di salute dei malati. Assumere la levodopa a stomaco vuoto, almeno 30 minuti prima del pasto. Spostare le proteine (carne, pesce, formaggio, affettati, legumi, uova) nel pasto serale. Assumere un pranzo vegetariano composto da primo piatto asciutto e verdura. I legumi sono una fonte proteica da assumere alla sera.
Camminare ed esporsi al sole almeno 20 minuti al giorno. (Sanihelp)