Tablet e smartphone, postura sbagliata e cattivo umore

Provocano la gobba anche in giovane età, peggiorano l’umore e, lungi dall’aumentare davvero la produttività, danno soltanto l’illusione di una maggiore efficienza. Eccolo il lato oscuro che si nasconde dietro lo schermo luccicante di tablet e smartphone.
Che la smania del controllo continuo di notifiche, news e messaggi rovinasse le cene in famiglia e distogliesse dal vivere appieno il presente lo sa e lo sperimenta ogni giorno chiunque sia o si trovi accanto uno smanettatore compulsivo. Che l’attaccamento costante a dispositivi sempre più piccoli e la conseguente, caratteristica, postura incurvata rovini pesantemente la schiena e l’autostima, non è invece altrettanto noto.
Così si spiega il successo che sta riscuotendo sui social media l’articolo Il tuo iPhone ti sta rovinando la postura e l’umore , pubblicato ieri sul New York Times e scritto dalla professoressa Amy Cuddy della Harvard Business School.
Basta guardarsi attorno in un bar, sull’autobus o nella sala d’attesa del medico: quante sono le persone piegate sullo schermo di uno smartphone? Su tutti loro, soprattutto per i più giovani, che quotidianamente contorcono il corpo verso cellulari e tablet, incombe il rischio di sviluppare quella che Cuddy chiama la “iGobba”.
La definizione è stata coniata dal fisioterapista neozelandese Steve August e indica quella posizione innaturale che viene assunta ogni volta che controlliamo il telefono. E che può avere conseguenze nefaste sulla nostra salute e sul nostro stato d’animo. Il motivo? La testa di un adulto pesa in media tra i 4,5 e i 5 chili, ma quando la incliniamo in avanti di 60 gradi, come succede leggendo sul cellulare, il collo deve sopportare un peso pari a 27 chilogrammi. Questo secondo August spiega perché molti adolescenti inizino a manifestare la gobba, cioè un inarcamento della schiena dovuto a una postura sbagliata. Un problema che fino a qualche anno fa riguardava per lo più gli anziani, che in decenni trascorsi chini su libri o quaderni avevano sviluppato questa deformazione.
Il problema però, e qui viene il bello, non è solo fisico. Riguarda anche l’umore e il modo in cui ci rapportiamo al mondo. Perché in alcuni casi può essere la stessa postura che provoca o amplifica uno stato emotivo. Stare curvi, in particolare, può farci sentire depressi, apatici, poco vitali.
Gli studi hanno mostrato come una posizione contorta sia comune tra chi soffre di depressione. Una ricerca condotta cinque anni fa in Brasile ha evidenziato che le persone depresse tendono a inclinare il collo in avanti, a piegare le spalle e tenere le braccia verso il centro del corpo. Un altro esperimento dell’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, ha dimostrato che coloro che siedono incurvati hanno poca autostima, sono impauriti e pessimisti. Mentre chi sta in posizione dritta affronta meglio lo stress.
Non solo. La posizione influisce sulle nostre performance: uno studio svolto in Giappone ha mostrato come gli alunni che sulla sedia mantengono una postura corretta, quella “dritta” tanto raccomandata dalle nonne, svolgono i compiti in modo migliore rispetto agli altri. Ed è qui che casca l’asino dell’efficienza. Se stare sempre appiccicati a tablet e cellulari dà l’impressione di rendere più produttivi, Cuddy spiega che così non è. Usare anche per brevi periodi dispositivi portatili può avere l’effetto contrario, perché mina la determinazione a portare a termine un lavoro.
La buona notizia è che bastano piccoli accorgimenti per salvare la situazione e arginare questi effetti collaterali. Come fare un po’ di stretching e tenere spalle e testa all’indietro quando si guarda il cellulare, alzando di più le braccia e avvicinandolo al volto. Un po’ scomodo, forse, ma a prova di iGobba.

[Fonte http://www.repubblica.it/tecnologia/mobile/2015/12/15/news/postura_sbagliata_e_cattivo_umore_ecco_i_dannati_da_mal_di_schermo-129495083/]